Cottarelli trova 500 milioni: chiudiamo 2mila partecipate

Il commissario alla spending review sulle ex municipalizzate: «Sono otto volte di più che in Francia». E nel 2012 sono costate alle casse dello Stato 1,2 miliardi

L o Stato non conosce il numero esatto delle società partecipate. «La Banca dati del ministero dell'Economia dice che sono 7.726 - rivela Carlo Cottarelli - in realtà dovrebbero essere 10mila: molti enti locali non hanno risposto al questionario». Anche se il numero è approssimativo, nel 2012 lo Stato ha speso 1,2 miliardi per ripianare le perdite di esercizio. E dal 2015, grazie alla chiusura di 2mila società il Tesoro potrebbe risparmiare 500 milioni di euro.

O meglio. Questa è la stima contenuta nel rapporto elaborato dal commissario alla spending review . «In realtà - sottolinea Cottarelli - bisogna vedere quanto di questo rapporto vorrà essere recepito dal legislatore». Come a dire: non sono sicuro che questi «consigli» entreranno a far parte della legge di Stabilità. «Il ruolo del commissario - sottolinea - è quello di fare proposte. I tecnici fanno proposte: non decidono nulla».

Insomma, Cottarelli si è autoridimensionato a «ufficio studi». Forse ancora brucia la polemica con il presidente del Consiglio a inizio estate, quando il premier aveva detto: con o senza Cottarelli porteremo avanti il nostro programma. Eppure, dalla sua azione (la spending review , appunto) il governo conta di ridurre le spese di 16 miliardi entro il prossimo anno e di oltre 30 miliardi alla fine dei «mille giorni» di Renzi. La sua task force , quindi, al momento offre soltanto suggerimenti. Sarà poi compito di Padoan e Renzi accoglierli o meno. E dalle parole del commissario non traspare grande ottimismo a riguardo.

Secondo lo schema contenuto nel rapporto, le società partecipate dovranno essere chiuse dai Comuni stessi. È anche previsto un vago concetto di sanzioni per gli amministratori che non rispettano l'impegno. Oppure - sempre secondo il documento - potrebbe essere l'Antitrust a decidere quali società possono essere assemblate insieme. Oppure, l'ingrato compito potrebbe spettare «a un nucleo di esperti presso la presidenza del Consiglio». C'è un dato negativo che pesa sulle (mancate) chiusure delle partecipate: già previsto dalla Finanziaria del 2008. Vale a dire, che la scelta di chiudere le partecipate era stato affidato ai Comuni che, ovviamente, non ne hanno chiusa nemmeno una.

«Un ruolo importante - assicura Cottarelli - lo offrirà la trasparenza». Cioè, conoscere la «galassia» delle municipalizzate. Vale a dire, ridicolizzare il fenomeno.

Ecco un esempio. I numeri della spending review dicono che 3mila partecipate hanno meno di 6 dipendenti. Metà delle società (secondo un censimento del Cerved) ha più membri dei consigli di amministrazione che dipendenti. E ancora: ci sono 26.500 amministratori per un totale di 37mila cariche coperte. «In diversi casi un amministratore ha più incarichi». Uno stipendificio, insomma.

Ma l'operazione-trasparenza non è finita. Delle 8mila società individuate dal commissario (8 volte il numero della Francia), il 20% è totalmente in mano pubblica; il 28% ha un capitale prevalentemente pubblico; il restante (cioè la metà del totale) hanno una piccola presenza di capitale pubblico. Resta un dato di fondo: il 42% «è a carico della fiscalità generale». Cioè, viene pagato con le tasse.

Discorso a parte, il trasporto

pubblico locale. Dovrebbe essere parametrato sui costi standard offerti dagli operatori privati. Ma contenere anche - dice Cottarelli - un aumento degli abbonamenti: il loro livello di prezzo è inferiore alla media europea.

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