Cpr in Albania, la Corte Ue: "Sui Paesi sicuri ultima parola ai Tribunali"

Schlein: "I centri non funzioneranno". Salvini: "Schiaffo alla sovranità nazionale"

Cpr in Albania, la Corte Ue:  "Sui Paesi sicuri ultima parola ai Tribunali"
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La Corte di giustizia europea boccia il decreto legislativo con il quale l'Italia stabilisce l'elenco dei Paesi sicuri. Quelli cioè dai quali i migranti in fuga non hanno diritto a protezione internazionale. La bocciatura arriva in seguito alla richiesta di chiarimenti avanzata dal Tribunale di Roma sul destino di due immigrati del Bangladesh, trasferiti nel Cpr albanese perché provenienti da un Paese considerato sicuro. "Fino all'entrata in vigore di un nuovo regolamento destinato a sostituire la direttiva attualmente applicabile - spiega la Corte - uno Stato membro dell'Ue non può designare come Paese di origine ''sicuro'' un Paese terzo che non soddisfi, per alcune categorie di persone, le condizioni sostanziali di questa designazione. Tuttavia, aggiungono i giudici del Lussemburgo, un Paese Ue "può designare Paesi d'origine sicuri mediante atto legislativo, a patto che tale designazione possa essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo". Insomma, l'atto di inserire un Paese nella lista di quelli sicuri deve essere corredato dalle fonti di informazione sulle quali il legislatore basa la sua valutazione di sicurezza. Altrimenti il richiedente asilo e l'autorità giudiziaria non avrebbero la possibilità di verificare (ed eventualmente contestare) la legittimità di questa presunzione di sicurezza. Sulla questione interviene anche il Guardasigilli Carlo Nordio. "La sentenza - dice - riconosce il diritto dell'Italia a designare un Paese terzo come Paese di origine sicuro anche tramite un atto legislativo, come abbiamo fatto noi. Quanto al sindacato del giudice, esso dev'essere effettivo e motivato. Il giudice, dice la Corte, deve accertarsi dell'affidabilità delle informazioni dalle quali deriva il suo convincimento e darne adeguata motivazione. E non sembra che questo sia sempre avvenuto". La bocciatura della Corte europea raccoglie invece la soddisfazione dell'Anm. "Nessuno remava contro il governo - commenta il presidente Cesare Parodi -. Era stata proposta una interpretazione dai giudici italiani che la Corte di giustizia dice essere corretta. È giusto saperlo, senza polemiche ma per amore di chiarezza".

La politica, come prevedibile, si è equamente divisa sul giudizio della Corte europea. Dall'opposizione arrivano plausi e conferme. Come quella di Giuseppe Conte. "La pronuncia era scontata - afferma il leader dei Cinquestelle -, basta leggere un manuale di diritto europeo dove si spiega che il diritto europeo è sovra-ordinato alle norme inserite in un decreto legge al punto che il giudice italiano (come il francese, il tedesco ecc) ha il dovere di disapplicare la norma del decreto legge se contraria al diritto europeo". Nessuna sorpresa anche nel Pd. "Il governo si prenda la responsabilità di non aver letto le leggi italiane ed europee - commenta la segretaria del Pd Elly Schlein - e di aver fatto una scelta illegale con centri inumani in Albania - che calpestano i diritti fondamentali dei migranti e dei richiedenti asilo". E aggiunge, parodiando la Meloni: "I centri in Albania non funzioneranno".

Fratelli d'Italia parla invece di "grave invasione di campo" da parte dei giudici europei sull'attività del governo. "La sentenza della Corte di giustizia dell'Ue - sottolinea il capogruppo in Senato Lucio Malan - non solo sorprende, visto che va in contrasto con le recenti linee della Ue e di altri Stati esterni all'Ue volte a rafforzare i controlli dei confini e scoraggiare gli sbarchi, ma soprattutto ha l'effetto di indebolire le politiche di contrasto all'immigrazione clandestina". La sentenza per il leader della Lega Matteo Salvini "cancella la sovranità nazionale ed è l'ennesima dimostrazione di un'Europa che non funziona e questo mi preoccupa non da vicepresidente del Consiglio ma da cittadino italiano, perché in Europa qualcuno mi limita la possibilità di difendermi e controllare i confini".

Mentre il leader di Azione, Carlo Calenda, avverte sui rischi futuri. "La sentenza va ovviamente rispettata - dice - ma c'è un rischio concreto che nessun Paese venga considerato sic uro nell'interpretazione dei giudici. Va invece assicurato un processo spedito e certo per i rimpatri".

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