Craxi, Milano e Lady D "Ecco i miei 80 anni da sindaco-cognato"

L'ex primo cittadino: "La politica? Non c'è più, l'hanno combattuta e ora c'è il vuoto"

Craxi, Milano e Lady D "Ecco i miei 80 anni da sindaco-cognato"

Paolo Pillitteri, il sindaco della Milano degli anni '80 compie ottant'anni.

«Eh sì, siamo qua».

E come si stava là?

«Era la Milano che entrava in un decennio felice dopo la paura e le serrande abbassate».

Dal post Sessantotto alla Milano da bere.

«Non erano solo modelle come qualcuno vorrebbe far credere: era moda, industria, manifattura, l'invenzione della tivù privata e quindi la pubblicità».

Si diceva anche della Milano post Expo e ante Covid.

«Oggi vedo una città depressa e silente, ma questo conta poco perché questa città ha sempre dentro la capacità di lasciarsi alle spalle il brutto e ripartire».

Un ricordo da sindaco.

«Ho chiesto a Carlo d'Inghilterra perché mai fosse venuto senza Diana. Avrebbe fatto il giro dei negozi e mi sarei ritrovato povero. Ho pensato: ma che tirchi sono questi reali».

È vero che lei invece aveva affittato tappeti preziosi per accoglierlo?

«Vero. Gorbaciov con la moglie in Galleria avevano voluto girare con i tacchi sugli attributi del toro come portafortuna».

Povero toro. Il Dalai Lama?

«Caro Dalai gli ho detto forse un po' blasfemo, le piace il Duomo? Noi preghiamo lì dentro, voi invece pregate in silenzio. Perché la preghiera ci fa andare in alto, mi ha risposto. Anche noi andiamo in alto, ma lì dove c'è la nostra Madunina che è molto meglio».

Burt Lancaster?

«Era qui a fare il cardinale Borromeo nei Promessi sposi: anche lui in Duomo, solo che voleva a tutti i costi salire sul pulpito e fare davvero una predica. Ho fatto fatica a impedirglielo».

Prima che sindaco è stato assessore alla Cultura.

«Un assessorato che prima non c'era. Mi ha chiamato Aniasi urlando, cosa hai combinato? Sei pazzo, ci sono tutti i monumenti impacchettati. Era un certo Christo, mi aveva assicurato che per il decennale del Nouveau Réalisme avrebbe fatto parlare i monumenti».

Sindaco socialista prima con la Dc, poi con il Pci. Con chi è stato più facile?

«Ho un buon ricordo della Dc anche se erano così divisi, ma anche del Pci. Il mio vice era un migliorista come Corbani, uomo di grande cultura».

Rimpianti?

«Ecco, oggi alla politica manca la cultura. Pensiamo a quanto contava gente come Cascella o Spadolini in quella Milano».

La politica è peggiorata?

«Ma quale politica, non ce n'è più di politica. Le hanno fatto una tale guerra che alla fine si è creato il vuoto. Va recuperata, altrimenti la politica si vendica».

Come?

«Dimostrando ogni giorno la loro incapacità».

Cosa dire dei 5Stelle?

«Il meno peggio è che devono ancora capire cosa faranno da grandi».

E il peggio?

«Che li hanno presi dalla strada e sbattuti in Parlamento».

Chi sono stati i migliori sindaci di Milano?

«Tognoli e Albertini».

Cosa direbbe il 5 dicembre del 2020 di Bettino Craxi?

«Era un grande lottatore, non ha mai smesso di combattere per le sue idee. Nemmeno malato e in esilio».

Un ricordo personale.

«Ero studente e non sapevo chi fosse, Tognoli mi disse che dovevo conoscerlo. Era un omone, cosa fai?, mi chiese. Io faccio il cinema. Perché?. Perché per me il cinema è tutto».

E lui?

«Tu non capisci niente. Solo la politica è tutto, mi disse con un fare davvero autoritario».

Il «Politique d'abord» di Pietro Nenni in esilio a Parigi e ripreso dal nazionalista Charles Maurras.

«Forse una profezia».

Che sindaco serve a Milano?

«Due cose deve avere: saper decidere e saper fare».

Qualità rare oggi?

«Risse, discussioni, rinvii».

È la democrazia.

«Il governo è un mese che discute su cosa faremo a Natale».

Lei è co-direttore dell'«Opinione», è appena scomparso Arturo Diaconale.

«Io scrivo tutti i giorni, quando quest'anno ero in convalescenza facevo fatica e lui mi spronava. Adesso lo spronavo io, ma la malattia è stata tremenda. Un fratello».

Il cinema è la sua grande passione, dopo il docufilm su Craxi pronto a uscire in sala, c'è un nuovo lavoro?.

«La storia di una donna di Sant'Angelo Lodigiano sfollata in Val D'Intelvi che con un amico finanziere in divisa aiutava gli ebrei a scappare in Svizzera».

Una storia vera?

«Me l'ha raccontata lei, Maria Ferrari la mamma di Bettino».

A che punto è?

«Manca solo un produttore. Se qualcuno legge il Giornale e ha coraggio, io sono pronto».

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