Benvenuti alla Fiera del buco. Ce n'è di tutte le misure e profondità, da Nord a Sud. Buchi milionari, buchi con commissariamento, buchi con inchiesta giudiziaria annessa. Tra le società pubbliche con i buchi più vertiginosi di bilancio, tra le migliaia di partecipate in rosso degli enti locali italici, spiccano proprio loro, le Fiere, enti partecipati da Comuni, Province e Regioni per promuovere territori, rilanciare il turismo, far crescere l'economia... La cosa che, però, le Fiere riescono a far crescere meglio sono i debiti. Quella di Roma può vantare un primato. Dal 2006, cioè da quando è stata inaugurata (con le fanfare di Veltroni: «Questa fiera rafforzerà la crescita economica della nostra città») Fiera di Roma - un polo costato 360 milioni di euro - ha inanellato solo perdite, 85 milioni di euro in soli quattro anni. Peggio anche della Fiera del Levante, che perde 3 milioni di euro (quest'anno, come pure l'anno prima) e accumula 25 milioni di euro di debiti.
Ma la fiera barese (partecipata dalla Provincia di Bari, Comune e Camera di commercio) può vantare altri record. Gli attuali vertici danno tutta la colpa ai precedenti. «L'Ente Fiera del Levante versa in uno stato di profonda crisi dovuta a scelte antieconomiche - si legge nel bilancio - Sono stati segnalati alla Corte dei Conti numerosi fatti e circostanze, avvenuti nel corso della precedente gestione dell'ente e aventi profilo di danno erariale. Alcuni di essi sono stati inoltre oggetto di indagini della Procura della Repubblica». E in effetti i pm indagano per abuso d'ufficio e false dichiarazioni sociali l'ex presidente e l'ex direttore generale. Gestioni opache, soldi (pubblici) che si volatilizzano. Una situazione diffusa.
Virando a nord i conti non cambiano. Fiera di Milano nei primi sei mesi del 2014 ha totalizzato 3,7 milioni di perdite, colpa di un «quadro macroeconomico stagnante» e «un non favorevole calendario fieristico». Dev'essere così ovunque perché le partecipate fieristiche perdono a volontà. Vai a Genova e trovi la Fiera di Genova (primo azionista il Comune con il 32%, poi Regione Liguria con il 27% e Provincia col 22%) che nel 2013 ha bruciato 9 milioni di euro. Sarà che tutte le città, per non essere da meno dei municipi rivali, vogliono farsi la propria fiera. Per dire: Foggia ha il suo ente Fiera di Foggia (perdita 2 milioni di euro), poi c'è l'Ente Fiera di Longarone, la Fiera di Lamezia Terme, la Fiera di Isola della Scala, la Fiera di Pordenone. Quest'ultima ha un buco di 1,1 milioni di euro, e per tagliare sui costi nel 2013 ha messo in cassa integrazione i dipendenti. Aumentando, però, il Cda, con la nomina di un amministratore delegato (35mila euro di compenso l'anno) per affiancare il presidente (30mila). Male anche la Fiera di Brescia: al 31 dicembre 2013 ha chiuso con una perdita di 2,1 milioni, a fronte di ricavi per 179 mila euro.
Rosso, rosso, rosso ovunque. Isole comprese. L'Unione Sarda ha raccontato il declino della Fiera internazionale della Sardegna: «Quasi settecentomila euro di perdite nel bilancio, visitatori in caduta libera, crescono solo le poltrone». Siccome ce n'erano 16 da salvaguardare, mentre un decreto ministeriale impone un tetto, che si sono inventati? La moltiplicazione dei consigli. Modifica dello statuto, e voilà , ecco sdoppiato il vecchio consiglio in un «Consiglio di gestione» e poi un «Consiglio di sorveglianza». In Sicilia, invece, la Fiera del Mediterraneo di Palermo, nata nel 1946, ha chiuso nel 2009 sotto il peso di una malagestione finanziaria, scandali e sprechi. Nel 2011 era ancora in liquidazione, con 39 dipendenti inutilizzati e stipendiati.
Nel 2014 la Regione ha riaperto un padiglione, chissà che non vada meglio stavolta. Tornando in continente, al nord, sono in perdita Bologna Fiere, Reggio Emilia Fiere, la Fiera di Bergamo. Tutte pronte per una grande fiera internazionale del rosso (di bilancio).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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