Crolla la fiducia nella Ue Non è mai stata più bassa

In Italia giù del 34% rispetto al 2007. E in Grecia va persino peggio. Ma anche Olanda e Germania hanno smesso di credere nell'Unione. Un tracollo in sette anni

Crolla la fiducia nella Ue  Non è mai stata più bassa

Se è vero che la fiducia è la sola cura per la paura, il panico sembra essersi diffuso fra i cittadini europei negli ultimi sette anni, da quando cioè la maggioranza degli europei - il 52% - credeva fiduciosa nel progetto chiamato Unione europea. Non lo dicono solo le recenti elezioni, quelle in Grecia che domenica scorsa hanno premiato Syriza o quelle europee dello scorso maggio, nelle quali partiti anti-sistema come il Front National in Francia o l'Ukip in Gran Bretagna hanno trionfato sui giganti della politica tradizionale. Lo provano le rilevazioni ordinate dalla Commissione europea negli ultimi vent'anni. La fiducia dei cittadini nell'Unione è crollata, giù in picchiata da quando nel 1997 il dato è stato rilevato per la prima volta. L'ultimo Eurobarometro - la raccolta di sondaggi pubblicata a dicembre 2014 e condotta poche settimane dopo la nomina della nuova Commissione guidata da Jean-Claude Juncker - racconta come solo 4 europei su 10 credano nella Ue: la media di fiducia dei 28 Paesi è del 37% ed era persino scesa a quota 31% nelle rilevazioni di primavera, contro il picco del 57% raggiunto nel 2007. Un tracollo. La prova che le istituzioni europee avevano fino a una decina di anni fa l'appoggio di almeno metà dei cittadini (la fiducia era al 50% nel 2004) e che di fronte alla crisi economica - incapaci di trovare risposte adeguate - hanno sfregiato il patrimonio più grande dei Paesi membri: il consenso dell'opinione pubblica.

Italia, Spagna, Grecia e Portogallo - tutti i Paesi del Sud Europa - sono prevedibilmente i più disillusi. Oggi sono il 34% gli italiani che hanno un'immagine «totalmente positiva» dell'Unione europea - tre punti sotto la media europea - e gli spagnoli sono persino più sotto, a quota 31%, mentre i greci occupano la coda della classifica dell'Europa a 28: appena il 23% ha una buona opinione sulla Ue contro il 44% che ne ha una «totalmente negativa».

Quel che salta all'occhio è il balzo in giù degli ultimi sette anni: la fiducia degli italiani nell'Unione europea era al 58% nel 2007, è scesa al 24% l'anno scorso (Eurobarometro primavera 2014); va persino peggio per i greci passati dal 63% al 24% e malissimo anche per i portoghesi, balzati dalla grande fiducia del 65% nel 2007 al 28% del 2014. I francesi non li lasciano da soli: solo il 34% crede oggi nell'istituzione chiamata Unione europea contro il 51 di sette anni fa.

È una débâcle d'immagine e pare anche di contenuti. Dalla grande disillusione non si salvano nemmeno i Paesi Bassi che dalla primavera 2007 alla primavera 2014 sono crollati dal 69% al 41% - gli sfiduciati hanno praticamente superato la metà - e non sono immuni neppure i tedeschi la cui fiducia è passata dal 56% al 30%. Anche l'Irlanda, che grazie a Bruxelles è riuscita a uscire dal pantano economico e rimane uno dei Paesi più fiduciosi nell'Unione, lungo la strada ha visto erodere i consensi pro-Bruxelles: ora la fiducia nell'Ue è al 32% mentre nella primavera di sette anni fa era al 54%.

I cittadini convinti che la propria voce non conti in Europa sono il 69% in Italia, il 76% in Grecia, il 79% a Cipro, il 66% in Spagna e pure nel Regno Unito, il Paese da sempre più euroscettico e quello risultato meno fiducioso nelle istituzioni europee in almeno 16 delle ultime 20 rilevazioni. Ma a non sentirsi adeguatamente ascoltati sono la metà dei francesi e degli irlandesi mentre la media europea di coloro che pensano di essere ignorati è del 53%. Italia e Grecia sono i Paesi (insieme con Cipro) in cui i pessimisti nei confronti del futuro dell'Ue superano gli ottimisti e diventano anche maggioranza. Per tutti la situazione economica (33%) e la disoccupazione restano le sfide più importanti che l'Unione deve affrontare, prima ancora dello stato dei conti pubblici (25%) e dell'immigrazione (24%), entrambe questioni sulle quali gli italiani e i greci sono i più preoccupati.

È un grido d'allarme che non può più essere ignorato.

Londra aspetta risposte da Bruxelles sull'immigrazione - per il 38% degli inglesi è un tema cruciale, ben più della disoccupazione (22%) e della situazione economica (13%) - e oltre i tre quarti della Spagna (78%) pensa che l'urgenza sia il lavoro che manca. Entrambi i Paesi voteranno quest'anno: tra cento giorni le elezioni a Londra, fra otto mesi a Madrid. L'Unione europea si gioca la sopravvivenza.

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