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Crollo della produzione. Così il caro-energia ostacola la ripresa

Gennaio in rosso: -1,3%. Confindustria e Confcommercio in allarme: "Pil a rischio"

Crollo della produzione. Così il caro-energia ostacola la ripresa

Si profila lo spettro di un'inversione di rotta per il Pil. La crescita al 6,5%, guadagnata nel 2021, potrebbe subire una brusca frenata a causa principalmente dei rincari di energia e materie prime. Un allarme che lanciano i centri studi di Confindustria e Confcommercio, che hanno presentato ieri le proprie analisi e valutazioni.

A gennaio, rileva il centro studi di Confindustria, si registra un forte calo della produzione industriale (-1,3%), che segue la flessione dello 0,7% in dicembre. Con queste stime nel quarto trimestre del 2021 si registrerebbe un aumento di appena lo 0,5% sul terzo, e con una variazione acquisita nel primo trimestre 2022 di -1,1%. Le motivazioni sulla contrazione risiedono nel caro-energia e di altre commodity che «comprimono i margini delle imprese e, in diversi casi, stanno rendendo non più conveniente produrre», spiega la nota degli industriali. In particolare viene calcolato un aumento del 450% dell'elettricità a dicembre 2021 rispetto a gennaio dello stesso anno. A questo, -sottolinea il Csc, si sommano «le persistenti strozzature» lungo le catene globali del valore, fino a mettere «a serio rischio il percorso di risalita del Pil».

Il perdurante incremento dei prezzi delle commodity ha inoltre «contribuito a erodere i margini delle imprese» e la fiducia. Tanto che lo stesso indice Pmi del settore manifatturiero ha registrato un rallentamento a gennaio, proprio a causa degli approvvigionamenti. La ricaduta è evidente nei principali indicatori congiunturali, che già nei mesi passati segnavano un'attenuazione della ripresa: «La dinamica della produzione industriale - spiega il Csc - riflette le tensioni parzialmente emerse anche per i nostri partner: produzione tedesca scesa a novembre di -0,1%, quella francese -0,2% a dicembre.

Un quadro, quindi molto preoccupante, confermato ieri anche da Confcommercio. L'associazione presieduta da Carlo Sangalli è pronta a rivedere le proprie stime sulla crescita del Pil con un sostanziale abbassamento tra il +3,5 e 3,7% rispetto al +4% previsto precedentemente. A pesare è la «differente previsione delle tensioni inflazionistiche - ha spiegato Mariano Bella, direttore ufficio studi Confcommercio -: nelle prossime settimane noi faremo il nostro prossimo quadro e dovremmo essere intorno al 3,5 e 3,7% per quanto riguarda il prodotto interno lordo nel 2022». Se le cose dovessero andare male vorrebbe dire che dopo gli impulsi pandemici e post pandemici dell'attività economica «si tornerebbe ha aggiunto - a una crescita di zero virgola ma con 30 punti di rapporto debito-Pil in più». Con le nuove generazioni indebitate fino al collo.

Altro problema, l'occupazione femminile al Sud, crollata - calcola Confcommercio - del 33% rispetto a un tasso di occupazione del 59,2% al Centro-Nord e del 63% nell'Ue, ossia 30 punti indietro al resto d'Italia e d'Europa.

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