La guerra in Ucraina sarà influenzata, se non dettata, sempre più, da tre importanti appuntamenti elettorali del prossimo anno: le presidenziali in Russia, il voto delle europee e soprattutto la sfida per la Casa Bianca. Più che missili, tank e proiettili potranno spostare l'ago del conflitto verso la pace o la guerra a oltranza i risultati delle urne in paesi e situazioni diverse, ma collegati fra loro. Sul campo la controffensiva ucraina avanza a fatica, operazioni e bombardamenti si espandono sempre più nel Mar Nero, sul territorio russo e lambiscono pericolosamente paesi della Nato come Romania e Polonia. Se non ci saranno sfondamenti significativi da parte di Kiev nelle prossime settimane arriverà il Generale Inverno e potrebbe non essere così facile riprendere l'iniziativa a primavera.
L'effetto determinante sarà il ricorso alle urne del prossimo anno con un'elezione dopo l'altra. Vladimir Putin, si sta già preparando alle presidenziali di marzo facendosi vedere molto di più in pubblico. E la prima cartina di tornasole sono le regionali russe in autunno, che si terranno anche nei territori ucraini occupati. Il Cremlino è convinto di avere la strada spianata per una rielezione bulgara del nuovo Zar, ma non potrà sottovalutare l'effetto Ucraina. La promessa blitzkrieg si è impantanata in un mare di sangue che ha dimostrato come l'esercito della superpotenza mondiale sia un gigante dai piedi d'argilla. I russi non sono neppure riusciti a conquistare tutto il Donbass e hanno perso una bella fetta del territorio occupato con l'invasione. Un congelamento del conflitto in stile coreano farebbe comodo a Putin, che potrebbe sbandierarlo come una mezza vittoria, pur sempre di Pirro. Però non va sottovalutato sia l'elettorato oltranzista che vorrebbe sganciare l'atomica su Kiev e l'opposto, moderato, che comincia a sentire il peso di sanzioni, isolamento e mobilitazione dei soldatini di leva. Su fronti e per motivi opposti potrebbero togliere una fetta di consenso allo Zar. Possibili brogli e candidati spine nel fianco, come il capo del gruppo Wagner o altri, che starebbero già scaldando i muscoli, sono variabili imprevedibili.
Il voto per il rinnovo del parlamento europeo ai primi di giugno sarà influenzato dalle posizioni sulla guerra nel cuore del continente. E pure il risultato, se cambierà la geografia politica di Strasburgo, avrà uno sviluppo sul conflitto. In molti paesi Ue, a cominciare dal nostro, serpeggia un'avversità dell'opinione pubblica a continuare una guerra senza fine. I leader che usciranno vincitori non devono piegarsi ai sondaggi, ma saranno costretti a fare i conti con un sano realismo aiutando ancora più gli ucraini a trovare una giusta via d'uscita.
L'ultimo appuntamento, a novembre 2024, sarà il più cruciale tenendo conto che è sempre lo Zio Sam a sostenere il peso maggiore dell'appoggio a Kiev in termini di aiuti militari. Il problema per gli ucraini è che lo stesso presidente Biden, in vista della campagna elettorale, sarà molto cauto sulla guerra e sul sostegno ad oltranza. Una buona fetta di elettorato americano la considera già lontana e dispendiosa. Se Donald Trump non finirà dietro le sbarre, o peggio, potrebbe tornare alla Casa Bianca.
Per gli ucraini, sarebbe lo scenario peggiore, con un The Donald ringalluzzito dalla rivincita che ha già annunciato di essere in grado di chiudere il conflitto in un battibaleno. Probabilmente sacrificando del tutto o quasi la lotta contro l'invasore degli ucraini.
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