
È un cammino, quello intrapreso da Sarkozy ieri mattina, che porterà l'ex capo dello Stato dal 2007 al 2012 a scrivere un libro dal carcere. Lo hanno confermato i legali. E l'ha cominciato sulla strada, dall'abitazione alla prigione della Santé. Il messaggio del fu leader dei neogollisti, affidato a X nel tragitto, ha infatti tutta l'aria del primo capitolo delle sue "prigioni": "Mentre mi preparo a varcare le mura del carcere il mio pensiero è rivolto al popolo. Voglio dire loro con la forza incrollabile che mi è propria che non è un ex presidente della Repubblica quello che viene recluso, ma un uomo innocente. Continuerò a denunciare questo scandalo giudiziario, questa via crucis che ho subito per più di dieci anni". E ancora: "Provo profondo dolore per la Francia, umiliata dall'espressione di una vendetta che ha portato l'odio a un livello senza precedenti. Non ho dubbi, la verità trionferà. Ma il prezzo sarà stato enorme". Fine delle comunicazioni di suo pugno; per un uomo la cui parabola politica è stata contraddistinta spesso da una comunicazione da manuale.
Provocatorio, determinato e indubbiamente carismatico, Sarko ha costruito la sua candidatura all'Eliseo a colpi di tic nervosi (l'alzata di spalle davanti alle telecamere) e frasi (talvolta azioni) di "rottura". Da ministro dell'Interno fu il primo a promettere "tolleranza zero" con i giovani violenti delle banlieue che nel 2005 incendiarono l'Esagono. Li definì "feccia", riuscendo poi a sterilizzare le liti interne alla destra repubblicana, da lui trascinata verso un percorso meno moderato rispetto al solco di Chirac, e infine all'Eliseo. Luogo da cui ha cambiato moglie e posizioni, specie in politica estera. Con la Libia sempre parte del Dna della sua "carriera". Prima delizia: vedi la liberazione delle infermiere bulgare accusate nel Paese di aver infettato 438 bambini. Poi croce e causa di condanna. Nel mezzo, la decisione di intervenire militarmente per uccidere Gheddafi, destabilizzando un'intera area.
Alla Francia aveva intanto impresso il marchio della rupture, dando un nuovo brand al partito, Ump, l'Unione per un movimento popolare. Il gollista figlio di immigrati che non aveva studiato nella grande Ena, la scuola che aveva sfornato le élité d'Oltralpe, si è trasformato da avvocato a politico in un quasi monarca, pur contornando i suo progetti con lo slogan "insieme tutto diventa possibile". In realtà, molti i fedelissimi nel suo governo. Parziali "aperture" a sinistra. Ma mai realmente gradito al Paese, al massimo tollerato come l'uomo utile per quella fase storica, tanto da non essere poi rientrato all'Eliseo.
Ha rotto gli schemi. E un matrimonio, con una delle première dame più amate, Cécilia, optando poi per uno dei volti celebri e un po' detestati, Carlà. Jet set. Yacht. Presidente "bling-bling" della ricchezza ostentata. Ritratto nelle vignette come un piccolo Napoleone quand'era all'Eliseo, accomunato all'imperatore anche dall'altezza, fino al sogno del bis sfumato nel 2012: uno dei sindaci più giovani di Francia a 28 anni, nel sobborgo ricco di Parigi, Neully, deputato a 34, ministro a 38, presidente a 52, in carcere a 70. Potrà accedere a una stanza adibita a biblioteca, ma secondo orari prestabiliti, visto che dovrà rimanere da solo. In prigione i comfort extra hanno un prezzo: un frigo 7 euro al mese e una tv in cella poco più di 14. Ma il lusso più costoso è telefonare, sapendo che le chiamate sono monitorate. Pure quelle in passato gli sono costate una condanna. Scrittore, conferenziere internazionale e da ieri detenuto.
Da ex leader che lasciò un partito senza "delfini", tra gli affetti fuori ha Louis, 28 anni, uno dei figli e volto emergente della destra. Nel 2016 creò un caso svelando le vacanze della famiglia in Marocco a spese del Re. Oggi prova a calamitare affetto per il papà.