Coronavirus

"Noi stanchi di questi ricatti". E in 28 pugnalano alle spalle Conte

Via libera della Camera alla proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre. Ma esplode il caos nel M5S: "Siamo stanchi di questi continui ricatti sulla tenuta del governo"

"Noi stanchi di questi ricatti". E in 28 pugnalano alle spalle Conte

Dalla Camera è arrivato il via libera al decreto che proroga lo stato di emergenza fino al 15 ottobre prossimo: tra i 471 deputati presenti, i favorevoli sono stati 276 mentre i contrari 194; un solo astenuto. La maggioranza richiesta era fissata a 136 voti. Va però aggiunto che, come si apprende dai tabulati dell'aula di Montecitorio, sono stati ben 28 i grillini assenti al momento della votazione. Tra questi ci sono diversi firmatari dell'emendamento per bloccare la proroga degli attuali vertici dei Servizi. La proponente Federica Dieni ha votato sì alla fiducia, mentre la deputata Piera Aiello - che oggi ha annunciato di aver lasciato il Movimento 5 Stelle - si è schierata in maniera contraria. Ma il gruppo parlamentare del M5S Camera ha precisato che risultano essere solamente 7 gli assenti ingiustificati: "Fisiologico per un gruppo di quasi 200 deputati. Come spesso accade, si sparano cifre a caso senza effettuare le opportune verifiche".

Adesso mediante il decreto vengono prolungate le disposizioni che hanno disciplinano l'applicazione delle misure per contrastare l'espandersi dell'epidemia e il loro graduale allentamento. Inoltre vengono prorogati i termini di efficacia di alcune misure e l'incarico dei direttori dei servizi di informazione per la sicurezza. Già nelle scorse ore i pentastellati si erano spaccati: a far discutere è stata la decisione da parte dell'esecutivo giallorosso di porre la fiducia alla Camera sul disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 30 luglio 2020, numero 83, recante misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da Coronavirus deliberata il 31 gennaio 2020.

"Stanchi dei ricatti"

Fino a poco prima dell'approdo in Aula vi è stato il forte pressing del capo politico Vito Crimi, del viceministro Stefano Buffagni e di altri membri del governo sui deputati grillini firmatari dell'emendamento per tentare di far ritirare la proposta di modifica. Tuttavia gli sforzi per trovare un compromesso sono stati vani. L'annuncio della fiducia, fatto in Aula dal ministro Federico D'Incà, aveva provocato la reazione della Dieni che, prima della sospensione dei lavori, si era detta "profondamente contrariata" dal voto di fiducia: "Voglio che resti agli atti". Intanto un big grillino tra i firmatari della proposta di modifica promette battaglia: "Conteranno parecchie diserzioni sul voto di fiducia. Siamo stanchi di questi continui ricatti sulla tenuta del governo...".

È tornata l'ombra della "manina" misteriosa. C'è chi sostiene che la sottoscrizione dell'emendamento per sopprimere l'articolo sia una mossa per indebolire il premier Giuseppe Conte, che ha mantenuto la delega ai Servizi. Secondo La Repubblica dietro l'agguato dei 5 Stelle alla Camera ci sarebbe la manina di Luigi Di Maio. "La normativa che riguarda i Servizi, quindi la sicurezza nazionale, non riguarda alcuni o pochi ma tutti.

Sono profondamente contrariata dal voto di fiducia e voglio che resti agli atti", ha detto Francesca Dieni.

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