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Delirio rosso su Valditara: "Mandante dei morti in stage"

"Rete studenti" imbratta la sede dell'Inail e accusa l'ex premier Draghi e il ministro, che annuncia querele

Delirio rosso su Valditara: "Mandante dei morti in stage"

I toni sembrano quelli di un tribunale del popolo degli anni di piombo: perentori, senza nessun margine di dubbio o di errore. Una condanna senza appello, comminata dalla Rete studenti di Milano, associazione di estrema sinistra nota alle cronache politiche locali e nazionali più per i suoi gesti distruttivi che per quelli propositivi, nel senso che non si sa di preciso quello che vogliano, ma si capisce benissimo che il loro core business è fare casino: specialità imbrattare monumenti ed edifici. Iniziarono un paio di anni fa con la statua di Indro Montanelli e hanno proseguito ieri con la sede dell'Inail a Milano. Il motivo dell'agguato è «il mancato risarcimento alla famiglia di Giuliano de Seta, morto in alternanza scuola-lavoro nel settembre scorso».

Però questa volta, se possibile, hanno alzato il livello dello scontro. Nel mirino ci sono Confindustria, l'ex premier Mario Draghi e il ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, ritenuti «mandanti» delle recenti morti dei ragazzi in stage. Gli student (non è un refuso, si chiamano proprio così, sono attentissimi, inclusivissimi e sensibilissimi nel rispettare i diritti di tutti, ma poi ci mettono un attimo a dare dell'assassino a qualcuno) sono già passati al verdetto, l'esecuzione della condanna - qualunque essa sia - è lasciata alla libera interpretazione dei loro scatenatissimi seguaci. «Oggi abbiamo sanzionato (leggi: imbrattato con della vernice rossa la targa dell'istituto, ndr.) la sede Inail di Milano a seguito del mancato risarcimento alla famiglia di Giuliano de Seta - scrivono nel loro comunicato di rivendicazione -. Noi crediamo sia l'ennesima riconferma di un fatto ormai accertato e palese: lo stato non è interessato alla scuola e alla mancanza di sicurezza sul lavoro nel nostro Paese». Tutto molto anni Settanta, tutto in odore di quel modernariato politico che piace tanto ai giovani di sinistra che vivono ancora nello sbiaditissimo mito del 68, ma tutto nei limiti del diritto di critica. Ma poi arriva il peggio, quando la denuncia degenera nella diffamazione e la baracconata precipita nella criminalità: «Le tre morti sul lavoro che si verificano ogni giorno in Italia, oltre ai tre studenti morti in stage, non sono morti bianche, bensì posseggono dei mandanti ben precisi: da Confindustria a Mario Draghi, dall'Inail a Valditara, tasselli che compongono il mosaico di un sistema ora più che mai schiavo del profitto e del tutto disinteressato al capitale umano utilizzato per generarlo. Non si può morire di scuola». Però - purtroppo la storia ce lo ha insegnato -, si può morire anche di minacce, di condanne, di allusioni o perché si è finiti in una lista nera di chi usa le morti bianche per fare una politica troppo rossa. Eccoli lì i tre colpevoli, condannati a furor di student . A stretto giro di posta arriva la replica del ministro Giuseppe Valditara - uno dei più colpiti proprio perché esposto sul fronte rovente della scuola - che annuncia di passare alle vie legali: «Ho dato mandato ai miei avvocati di querelare i responsabili di queste dichiarazioni infamanti e gravemente diffamatorie».

Qualcuno si indigna, specialmente tra le fila del centrodestra, i più fanno finta di niente, come se la cosa non li riguardasse. E intanto il livello della violenza, per ora verbale, continua inesorabilmente a salire.

Fino alla prossima minaccia.

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