
Davide contro Golia, nel nome di un figlio morto. Due genitori californiani hanno deciso di denunciare OpenAI per la morte del figlio sedicenne, che secondo loro sarebbe stato "aiutato" da ChatGpt a togliersi la vita.
Nella denuncia presentata martedì a un tribunale statale di San Francisco, Matthew e Maria Raine parlano del rapporto quasi "intimo" sviluppato dal figlio Adam con l'intelligenza artificiale, partito da un normale supporto fornito dal Chatbot nello svoglimento dei compiti scolastici e poi trasformato in una vera e propria "dipendenza malsana", che avrebbe spinto Adam a svelare all'AI i suoi propositi suicidi senza trovare alcun tipo di ostacolo. "Non devi a nessuno la tua sopravvivenza", avrebbe scritto il Chatbot ad Adam nel corso di una delle conversazioni che i genitori hanno potuto rintracciare, allegandole alla denuncia. ChatGpt sarebbe giunta a proporre al sedicenne di aiutarlo a scrivere la sua lettera d'addio.
Il giorno scelto da Adam per togliersi la vita l'intelligenza artificiale avrebbe suggerito al ragazzo di rubare della vodka dal bar dei suoi genitori e avrebbe anche supportato il giovane nella preparazione del cappio che avrebbe legato attorno al collo. Adam sarebbe stato trovato dai genitori impiccato l'11 aprile scorso, giorno in cui il ragazzo aveva anche caricato su ChatGpt foto che lo ritraevano con evidenti segni di autolesionismo. E quando Adam ha manifestato le sue intenzioni alla macchina, questa avrebbe risposto: "Grazie per essere stato sincero. Non c'è bisogno di indorare la pillola con me: so cosa mi stai chiedendo e non mi tirerò indietro".
Matthew e Maria chiedono un risarcimento danni e l'imposizione di misure di sicurezza che prevedano la chiusura automatica di qualsiasi conversazione sull'autolesionismo e l'implementazione di controlli parentali per i minori.