
Le prove tecniche di trattative stanno fallendo prima ancora di un vero approccio tra i contendenti. E parte di quella diplomazia chiamata a mettere attorno a un tavolo Israele e Iran, rischia di far danni quanto l'elefante in una cristalleria. Il "pachiderma" della situazione ha in questo frangente il nome di Recep Tayyp Erdogan, esperto nelle mediazioni sull'asse Mosca-Kiev, ma assolutamente fuori luogo nell'approccio su Israele, Paese bollato dal sultano come "portatore di brutalità e terrorismo. L'Iran ha il diritto di difendersi dai bombardamenti". Martedì aveva definito il premier Netanyahu "la più grande minaccia per la sicurezza della regione". Parole che hanno scatenato l'ira del ministro degli Esteri di Tel Aviv Gideon Saar: "Quelli di Erdogan sono discorsi incendiari. Parla lui che nutre ambizioni imperialiste in Siria". Saar ha anche rivelato che non ci sono stati "negoziati con il regime iraniano" e che l'operazione israeliana "continuerà fino a quando non verranno raggiunti gli obiettivi". Francia, Regno Unito e Germania, le potenze europee in prima linea sulla questione, rimangono "pronte a negoziare una soluzione diplomatica" con l'Iran. "Per questo Teheran deve ora agire con urgenza, adottando misure verificabili e di rafforzamento della fiducia", dimostrando che "non cerca di ottenere un'arma nucleare", sottolinea il ministro degli Esteri tedesco Wadephul. Ieri, di fatto in simultanea, i tre Paesi hanno convocato i rispettivi Consigli di difesa. E in serata la Reuters ha rivelato che domani a Ginevra i ministri degli Esteri di Germania, Francia, Gran Bretagna e l'Alta rappresentante Ue Kaja Kallas terranno dei colloqui sul nucleare con il ministro degli Esteri iraniano. Il piano sarebbe stato concordato con gli Usa.
L'Ue ha chiesto a entrambe le parti di rispettare il diritto internazionale, come si evince dal comunicato diffuso a Bruxelles a nome dei 27 stati membri. "La sicurezza di lungo termine viene costruita dalla diplomazia e non dall'intervento militare", si legge. Ma l'Alto rappresentante Kallas aggiunge: "Dipendesse da me sanzionerei Israele, ma non c'è intesa tra i 27 su questo argomento".
La Cina si propone come possibile mediatrice per una de-escalation, anche se al momento non sembra esservi interesse tra le due parti a fermare le operazioni militari. Xi Jinping ha espresso "profonda preoccupazione per l'inasprimento delle tensioni". Il capo della diplomazia di Pechino Wang Yi ha condannato l'attacco israeliano come una violazione "inaccettabile" del diritto internazionale, ma ha detto che Pechino è pronta a svolgere un ruolo "costruttivo". Anche la Russia ha confermato la disponibilità a offrire mediazione. Il Cremlino rivela che Putin ha contattato una serie di leader stranieri per proporre la conciliazione di Mosca. Tuttavia il vice ministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha avvertito che l'assistenza militare diretta degli Stati Uniti a Israele "potrebbe destabilizzare radicalmente gli scenari". Intanto, su richiesta dell'Iran, col sostegno di Cina, Russia e Pakistan, è stata convocata per domani una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla guerra.
Israele sembra voler andare diritta per la propria strada, lo si evince anche dalle decisioni intraprese nel corso del Consiglio di difesa convocato in serata a Tel Aviv, dove si è discusso di aumentare gli aerei che riforniscono di carburante i caccia in volo. Il ministro della Difesa Katz sfida l'Iran. "Un tornado si abbatte su Teheran. I simboli del potere vengono bombardati e crollano, mentre masse di residenti fuggono. È così che cadono le dittature". Netanyahu ha invece ringraziato "l'amico d'Israele Trump per il sostegno alla guerra".
Tutto questo mentre il capo dell'Aiea Rafael Grossi afferma che "al momento non c'è stato alcuno sforzo in Iran per sviluppare armi nucleari". L'Iran aveva accusato l'Agenzia atomica di un ruolo "distruttivo" sul caso: "Non è stata all'altezza".