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Dipendenti e consumatori. Ecco da dove arrivano i tre quarti delle Entrate

Il 75% del gettito da Irpef e Iva. Unimpresa: "La delega fiscale aiuterà ad alleviare il peso"

Dipendenti e consumatori. Ecco da dove arrivano  i tre quarti delle Entrate

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Oltre il 75% del gettito fiscale in Italia arriva da Irpef e Iva. La tassa sui redditi da lavoro vale, con i suoi 205,8 miliardi di euro, il 41,2% degli incassi dello Stato, mentre l'Iva si attesta, con 171,6 miliardi, al 34,3 per cento. Dalla tassazione di lavoro e consumi lo Stato italiano ricava quindi 377,4 miliardi su quasi 500 miliardi complessivi di gettito, mentre tutti gli altri tributi e imposte - compresi i prelievi sui big della finanza e sulle rendite finanziarie - valgono 122,4 miliardi, pari al 24,5% del totale. È quanto emerge da un report del Centro studi di Unimpresa, realizzato a pochi giorni dall'approvazione da parte del Parlamento della delega fiscale.

I fumatori pagano 11 miliardi (2,2%), mentre la tassa su giochi e lotto si attesta a 5,6 miliardi (1,1%). Dalle imprese, comprese le grandi aziende, le banche e i gruppi industriali - afferma Unimpresa nelle casse pubbliche arrivano 45,6 miliardi (9,1%) e i proventi finanziari, invece, assicurano l'1,8% del gettito (8,9 miliardi).

«Con il via libera definitivo del Parlamento alla delega fiscale, il governo non ha più alibi. Nei prossimi mesi dovranno essere mantenute le promesse fatte in campagna elettorale, a cominciare dalla riduzione del carico di tasse su famiglie e imprese», ha commentato il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «I principi e le linee guida inserite nella legge delega vanno nella giusta direzione. Adesso spetta all'esecutivo, è in particolare al viceministro dell'Economia Maurizio Leo, non deludere il mondo produttivo italiano, le micro e piccole imprese, i contribuenti», ha aggiunto.

Non si tratta, tuttavia, di un compito facile come si può dedurre dalla lista delle priorità che l'esecutivo si è dato. Dal punto di vista della politica fiscale, infatti, le risorse dovrebbero essere indirizzate (una volta assicurata la stabilizzazione del taglio del cuneo per i redditi fino a 35 mila euro) verso la detassazione di tredicesime e premi di produzione per un verso e all'incentivazione delle assunzioni per le imprese, dunque a una nuova decontribuzione.

Per quanto riguarda il rapporto tra fisco e contribuenti, invece, si andrà in direzione di una minore invasività con il solito «sconto» su sanzioni e interessi da applicare a chi vuole mettersi in regola. Insomma, sono alle viste una nuova rottamazione (improbabile un «saldo e stralcio») e forse anche un altro «scudo». Obiettivo aumentare, anche se temporaneamente, le entrate.

Ma le richieste di Unimpresa e di tante altre associazioni di categoria mirano a una riduzione del carico fiscale. Come detto, una fatica improba vista la distribuzione del gettito, proprio a partire da quello Irpef. Il Centro studi Itinerari previdenziali ha ricordato che nel 2021 il 13% dei contribuenti (quella che dichiara più di 35mila euro lordi annui) ha pagato il 60% dell'imposta sui redditi. In buona sostanza, l'Irpef attua già una sostanziosa redistribuzione perché fino a 29mila euro lordi annui l'imposta pesa relativamente poco e, in pratica, si azzera considerato l'accesso agevolato a molte prestazioni sociali e assistenziali. Il taglio del cuneo fino a 35mila euro fiscalizza gli oneri previdenziali a carico della collettività per aumentare lo stipendio di questi contribuenti.

Ora, è il sottinteso di Unimpresa, è il caso di pensare anche agli altri.

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