Divieto di botti nell'Australia in fiamme Ma la sindaca di Sydney fa resistenza

Una petizione (con 277mila firme) per evitare festeggiamenti pericolosi. La metropoli tira dritto: i fuochi restano confermati

Andrea Cuomo

Niente botti, siamo australini. E stiamo già bruciando con i fuochi naturali senza bisogno di quelli artificiali.

L'emergenza roghi che attanaglia l'Australia (dove in questo momento è estate) da settimane rischia di avere un impatto forte sui festeggiamenti di Capodanno, che laggiù per ragioni di fuso orario viene celebrato con dieci ore d'anticipo rispetto a noi. In molte città gli spettacoli pirotecnici sono stati cancellati e l'opinione pubblica sta facendo un grande pressing perché lo stesso faccia Sydney, la città più grande dell'isola e quella dove lo spettacolo di San Silvestro ha più tradizione e seguito.

Una petizione postata su change.org per chiedere di cancellare lo spettacolo e di devolvere il budget impegnato (che l'anno scorso ammontò a 5,8 milioni di dollari australiani) agli agricoltori, alla tutela degli animali in pericolo e ai vigili del fuoco, ieri pomeriggio aveva 277mila firme. Con commenti anche molto duri nei confronti della sindaca di Sydney, Clover Moore che invece non sembra affatto intenzionata a sbianchettare l'evento, anche se si dice commossa «dal sostegno e l'attenzione» per la comunità. «Abbia un po' di compassione - scrive Linda McCormick - per coloro che potrebbero essere spaventati e ammalati! Non è questione di soldi ma di disperdere altro fumo nell'aria, non capisci?, Se la gente vuole andare al Sydney Harbour per celebrare il nuovo anno va bene, ma non si aggiunge benzina sul fuoco. Bisogna dare un segnale che ci prendiamo cura dei nostri compatrioti».

Il movimento anti-botti motiva la sua richiesta anche con il rispetto per coloro che sono stati colpiti dall'ondata di incendi che ha colpito il Sud-Est del Paese. «Bisogna avere rispetto per i vigili del fuoco e per le vittime di questa catastrofe», scrive un'altra sottoscrittrice.

Tra coloro che si appellano al buon senso e alla sensibilità di Sydney e della sua amministrazione c'è anche John Barilaro, vicepremier del Nuovo Galles del Sud, lo stato più colpito dagli incendi e quello in cui si trova Sydney: «Il rischio è troppo alto - scrive Barilaro su Twitter - e dobbiamo rispettare i nostri vigili del fuoco volontari che sono esausti».

E intanto i roghi continuano a terrorizzare il Paese. Nel Nuovo Galles del Sud un pompiere volontario è morto e altri due hanno riportato ustioni durante le operazioni di spegnimento delle fiamme. Si tratta del terzo volontario morto da settembre negli incendi mentre i morti totali sono undici dall'inizio di settembre. I roghi hanno distrutto oltre un milione di case e bruciato più di tre milioni di ettari, cioè una superficie più grande di quella del Belgio.

Le fiamme hanno iniziato a lambire anche Melbourne, la seconda più grande città del Paese, nell'estremo Sud, nello stato di Victoria. Circa 100mila persone sono state costrette ieri sera a lasciare cinque sobborghi della metropoli a causa dei roghi. A Bundoora, città a 16 chilometri a nord del centro di Melbourne e che ospita due importanti campus universitari, la propagazione dell'incendio in direzione delle abitazioni è stata provvisoriamente fermata, ma ci sono volute molte ore per tenerlo sotto controllo.

Altre 30mila persone sono state evacuate da East Gippsland, una regione nello Stato di Victoria molto frequentata da turisti. Secondo quello che riporta la Bbc in tutti gli Stati dell'Australia le temperature massime hanno in questi giorni superato i 40 gradi.

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