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Il dl Dignità già arenato: manca la relazione che definisce le coperture

Il dl Dignità non è ancora arrivato alla Ragioneria generale dello Stato: manca la relazione tecnica che ne definisce le coperture. Ma il governo: "Il 24 luglio è alla Camera"

Il dl Dignità già arenato: manca la relazione che definisce le coperture

Che fine ha fatto il decreto Dignità? Annunciato, rinviato più volte e infine approvato il 2 luglio scorso tra i proclami del Movimento 5 Stelle, le prime misure varate dal neo ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico - nonché vicepremier -, Luigi Di Maio si sono già arenate.

Come racconta l'Huffington Post, infatti, il testo del dl non è ancora arrivato alla Ragioneria generale dello Stato, che deve valutarne le coperture e validarlo perché continui il suo iter fino in Parlmento (dove Forza Italia ha già promesso una dura opposizione e la Lega non ha escluso modifiche).

Cosa manca? la "relazione tecnica" che accompagna il testo con le norme e che indica nel dettaglio come vengono finanziati i provvedimenti previsti dal decreto. Senza questo passaggio la Ragioneria generale dello Stato non può inviare il dl a Sergio Mattarella, che deve firmarlo perché venga pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e poi trasmesso in Parlamento per l'esame finale.

Secondo fonti del governo alcune norme - come quella sui contratti a termine - hanno modificato leggi esistenti, rendendo necessario più tempo per "l'armonizzazione" dei provvedimenti con la relazione tecnica da parte dei tecnici di tutti i ministeri coinvolti. E Palazzo Chigi ha assicurato ai capigruppo della Camera che il 24 luglio il decreto Dignità arriverà a Montecitorio e che sarà licenziato entro il 26 luglio.

Ma per ora delle misure tanto sbandierate da Luigi Di Maio ci sono solo gli annunci rilanciati senza sosta dalla "macchina comunicativa" del Movimento 5 Stelle. E con le opposizioni - Forza Italia in primis - pronte a dar battaglia fino all'ultimo emendamento, difficile che entri in vigore in tempi brevi.

Soprattutto se si aggiunge le numerose aperture della Lega a modifiche, come la reintroduzione dei voucher in alcuni settori.

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