Giuseppe Conte ha provato a sfidare Mario Draghi a Braccio di ferro sulla riforma della giustizia. Una sfida persa in partenza per il leader del M5s, che sapeva fin dall'inizio che non avrebbe avuto grandi concessioni dal premier. Un bluff in piena regola da parte di Conte, che ha cercato di tirare la corda e ha dovuto cedere prima che si spezzasse, lasciandolo a mani vuote.
La mossa di Mario Draghi di chiedere la fiducia sulla riforma della giustizia è stata un knock-out politico per l'avvocato, un capolavoro di strategia del premier che è stato anche celebrato oltreoceano dal New York Times con un articolo dal titolo Il ‘riparatore’ dell’Italia cerca di riparare il travagliato sistema giudiziario e anche la sua politica. Una riforma, quella giustizia, che non è stata chiesta solo dall'Europa ma alla quale guarda con interesse anche l'America, pronta a tornare a investire nel nostro Paese.
Nonostante fosse una battaglia persa in partenza, ieri il leader in pectore ha voluto comunque provare l'ultimo colpo di teatro, minacciando l'astensione. Ha convocato una riunione con i ministri pentastellati quando già il Cdm era in corso e ha fatto arrivare i titolari del dicastero in ritardo, causando forti tensioni nell'esecutivo. Pensava probabilmente di impensierire Mario Draghi, ma così non è stato.
L'atteggiamento assunto da Giuseppe Conte avrebbe fatto innervosire anche Luigi Di Maio, che sarebbe arrivato allo scontro con il leader del MoVimento. Il diverbio è stato prontamente smentito dai portavoce ma Marco Antonellis su Tpi ha rivelato quale sarebbe stato il contenuto della loro lite, che pare sia avvenuta con toni sostenuti. "Dove vuoi arrivare Giuseppe? Lo sai che in questo modo spacchi irrimediabilmente il gruppo alla Camera, che segue me?", avrebbe detto il ministro degli Esteri nel corso dell'incontro convocato da Conte.
Una vera sconfitta per l'ex premier, che pare non sia riuscito a conquistare la leadership effettiva del MoVimento, saldamente nelle mani di Luigi Di Maio che mai si sognerebbe di tentare il ribaltone di Mario Draghi. E infatti a spuntarla è stata la linea del ministro degli Esteri che, come riferisce Antonellis, pare sia il vero artefice dell'intesa. Giuseppe Conte si è dovuto accontentare della proroga di 3 anni per i reati di mafia, un cadeau minimo ben lontano dai suoi obiettivi.
Mario Draghi non si è fatto minimamente impensierire dalle minacce di Giuseppe Conte e gli unici a essere cascati nel tentativo di trappolone del M5s sono stati i dem. Antonellis rivela che i ministri del Partito democratico, quando è spirata la brezza dell'astensione da parte del MoVimento, avrebbero immediatamente recapitato un messaggio a Conte: "Stavolta non vi seguiamo".
In parole povere, il Pd era pronto a rompere l'alleanza con il M5s in caso di tentativo di ribaltone. E senza i dem, il M5s sarebbe definitivamente affondato. Una sconfitta su tutta la linea per il leader in pectore senza leadership.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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