Guerra in Ucraina

"Draghi in Aula", "Mi fido". Conte spacca ancora il centrosinistra

Conte chiede al premier Draghi e al ministro Guerini di riferire in Aula: "Serve un chiarimento sull'indirizzo politico". Letta lo gela: "Io mi fido delle decisioni che prenderà il governo"

"Draghi in Aula", "Mi fido". Conte spacca ancora il centrosinistra

Le prossime decisioni che il governo dovrà adottare nell'ambito dei sostegni all'Ucraina sono motivo di forti divisioni tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico, due soggetti politici che in teoria dovrebbero unirsi nella stessa coalizione in occasione delle prossime elezioni politiche. Ma come faranno M5S e Pd a condividere la stessa area se le divergenze continueranno a essere così nette? Anche perché le spaccature si stanno consumando su un fronte molto importante come quello del conflitto militare tra Kiev e Mosca, che tra l'altro sta innescando il caos nel gruppo grillino.

L'appello di Conte

Ieri il leader pentastellato Giuseppe Conte ha chiesto al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro della Difesa Lorenzo Guerini di recarsi in Parlamento per far sì che ci sia un chiarimento "sull'indirizzo politico che l'Italia porta nei tavoli internazionali" per quanto riguarda la guerra in corso. L'ex premier chiede di evitare una escalation militare, "quindi armamenti sempre più pesanti".

Oggi ha ribadito la linea contraria all'invio di armamenti sempre più letali: "Non vogliamo ulteriori carneficine. Nel concreto siamo contro all'invio di carri armati". Il leader del Movimento 5 Stelle da settimane ha manifestato più di qualche malumore rispetto alle intenzioni dell'esecutivo sull'invio di armi a Kiev. Sul fronte politico non sembra intenzionato a fare sconti, anche se appare assai complicato pure solo immaginare un possibile strappo in un momento particolarmente preoccupante come quello che stiamo vivendo.

Letta lo gela

La richiesta di Conte però si scaglia contro il gelo che arriva da parte di Enrico Letta. Il segretario del Partito democratico ha risposto così a chi gli chiedeva della posizione dei 5 Stelle sull'invio di armi all'Ucraina e sull'ipotesi che il premier Draghi riferisca in Parlamento: "Io mi fido delle decisioni che prenderà il governo che si è mosso fin qui con grande equilibrio e credo che il presidente del Consiglio abbia rappresentato bene l'intero approccio del nostro Paese".

Poco più tardi Letta ha colto l'occasione per lanciare una frecciatina all'indirizzo degli altri partiti di maggiornaza, compreso dunque il M5S di Conte: "Sosteniamo in modo convinto il governo Draghi. Alle volte ho l'impressione che siamo gli unici a farlo: questo non mi spaventa perché abbiamo le spalle larghe, ma mi fa riflettere".

Le divisioni M5S-Pd

La linea di Conte è dunque differente da quella di Letta: il leader del M5S chiede al governo di ponderare la propria posizione, di porre cautela al sostegno con armi e di chiarire la posizione dell'esecutivo per voce stessa del premier; il segretario del Pd invece non pare ravvisare una necessità del genere e non ha perso tempo per esprimere la fiducia totale nell'operato del presidente Draghi. Due modi di vedere differenti che, ancora una volta, mettono in risalto le spaccature sempre più evidente in quello che dovrebbe essere il fronte giallorosso.

Le divergenze non sono mancate neanche sul caso Vito Petrocelli. I 5 Stelle hanno preso in esame il Regolamento del Senato all'articolo 27 comma 3-bis, secondo cui i componenti dell'Ufficio di Presidenza "che entrano a far parte di un gruppo diverso da quello al quale appartenevano al momento dell'elezione, decadono dall'incarico". Una disposizione che però "non si applica quando la cessazione sia stata deliberata dal gruppo di provenienza".

Nel Partito democratico invece sono convinti che lo spostamento dalla presidenza della commissione Esteri del Senato è "fattibile e va fatto senza indugio".

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