Guerra in Ucraina

Draghi sfida Putin. "Non deve vincere". Grano, via libera all'intervento turco

​Parlano per quasi un'ora Draghi, Macron e Scholz. E lo fanno durante un vertice a tre che precede il Consiglio europeo straordinario di Bruxelles, nel tentativo di trovare un punto di caduta comune

Draghi sfida Putin. "Non deve vincere". Grano, via libera all'intervento turco

Parlano per quasi un'ora Draghi, Macron e Scholz. E lo fanno durante un vertice a tre che precede il Consiglio europeo straordinario di Bruxelles, nel tentativo di trovare un punto di caduta comune non solo sull'emergenza alimentare ma pure sul delicato tema dell'embargo al petrolio russo. Questione di cui il presidente francese e il cancelliere tedesco discutono anche durante i venti minuti di faccia a faccia che precedono l'arrivo al tavolo dell'ex numero uno della Bce, convinto che sulle sanzioni sia necessario individuare un meccanismo che metta i Paesi europei tutti nella stessa condizione. Un concetto su cui Draghi tornerà più tardi, durante il suo intervento al Consiglio Ue. «Dobbiamo mantenere unità sulle sanzioni. L'Italia - dice - è d'accordo sul pacchetto, purché non ci siano squilibri tra gli Stati membri». Un messaggio evidentemente indirizzato alla Germania.

Ma la questione che sta più a cuore a Draghi è la cosiddetta guerra del grano, perché - ribadisce l'ex numero uno della Bce - il rischio di una «catastrofe alimentare» è sempre più concreto. A chi - come la Lettonia - esprime scetticismo per la scelta di avere un'interlocuzione diretta con Putin - con cui negli ultimi giorni non ha parlato solo Draghi, ma anche Macron e Scholz - il premier replica che esistono buone ragioni. Pur essendo «scettico dell'utilità di queste telefonate», queste interlocuzioni «dimostrano che è Putin a non volere la pace». E «se non ci sarà una soluzione» dell'emergenza grano, anche in questo caso «dovrà essere chiaro che la colpa è di Putin».

Proprio su questo fronte, peraltro, sembrano registrarsi alcuni passi in avanti, nonostante la rigidità mostrata dal Cremlino nelle sue ultime interlocuzioni con Italia, Francia e Germania. E in questo senso potrebbe avere un ruolo determinante la Turchia, tanto che ieri Erdogan ha sentito sia Putin che Zelensky. E secondo il presidente turco, Mosca si sarebbe detta «disponibile a facilitare il transito marittimo senza ostacoli di merci» e «in coordinamento con i partner turchi». Insomma, Ankara potrebbe avere un ruolo centrale nello sblocco dei porti sul Mar Nero, a partire da Odessa, garantendo anche una navigazione sicura. Dal canto suo, il presidente ucraino chiede però garanzie certe, perché deve essere chiaro che i porti che saranno sminati non potranno essere oggetto di attacchi russi. Rassicurazioni che potrebbero arrivare dalla presenza in loco proprio della marina turca, a cui Mosca potrebbe dare quel ruolo di arbitro che non ritiene possano avere altri Paesi occidentali. Una soluzione che Draghi, Macron e Scholz non osteggiano, consapevoli del fatto che l'emergenza alimentare rischia di essere non solo una gigantesca tragedia umanitaria, ma anche la leva con cui Putin può aprire e chiudere i flussi migratori. «Vincere la battaglia sulla sicurezza alimentare - dice infatti Draghi - è anche un modo per mostrare ai Paesi più poveri, ad esempio in Africa, che siamo dalla loro parte». Ed evitare che milioni di disperati affamati si riversino in Occidente. Anche per questo, l'auspicio è che in questa partita «giochi un ruolo importante l'Onu».

Sì, dunque, al dialogo con Mosca. Nonostante i dubbi e nonostante le perplessità sull'effettiva volontà di trovare una soluzione al conflitto da parte del Cremlino.

Ma quel che «è essenziale», conclude il premier, è «che Putin non vinca questa guerra».

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