E il compagno Rizzo stappa lo champagne tra luoghi comuni e luoghi... comunisti

Il coro di indignazione sulla provocazione "dadaista" ma in fondo sincera

E il compagno Rizzo stappa lo champagne tra luoghi comuni e luoghi... comunisti
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È morto Gorbaciov e ok, moriamo tutti prima o poi, e tra l'altro io sono uno di quelli che spesso, come in questo caso, quando non senti nominare persone da molto tempo, mi stupisco al contrario dicendo «ah, era ancora vivo?». Però ieri è successo un casino, altra indignazione, perché se ogni giorno non ci si indigna per qualcosa i vivi che non sono morti non vivono bene.

È successo, per farvela breve, che Marco Rizzo, il comunista Marco Rizzo, uno dei pochi comunisti rimasti a proclamarsi comunisti, ha twittato (un vero comunista non dovrebbe usare Twitter però) che era contento, e che stappava una bottiglia di champagne (o di quello che era, non so se lo champagne è da comunisti, avrebbe dovuto tagliare un cartone di Tavernello magari), e apriti cielo, anzi apriti social, apriti indignazione, tutti indignati.

A cominciare da Matteo Salvini, perché «quando c'è la morte di mezzo, per me ci sono preghiera e rispetto. Mi spiace che qualcuno riesca a fare polemica anche quando una persona vola in cielo: mi limito a non commentare», e limitandosi a commentare ha commentato. Così migliaia di persone su Twitter. A parte il mio pensiero scientifico sul pregare e volare in cielo (a proposito, la NASA ha rimandato il suo lancio per la Luna, non è più la NASA di una volta), a parte quello che penso di Marco Rizzo e del suo essere comunista, secondo me era l'unica cosa giusta che ha detto Rizzo da quando è Rizzo.

Se non se la fosse rimangiata subito affermando che la sua era solo una provocazione dadaista (come no, l'avevamo tutti scambiato per Marcel Duchamp). Di base c'è il luogo comune, che il luogo comunista aveva smentito, che dei morti non si parla male, ma perché? Anzitutto sono morti, non gliene può fregare di meno a un morto di quello che dici una volta morto, non c'è più. In secondo luogo ci sono morti e morti, non è che quando gli USA hanno sparato un missile in bocca a Al Zawahiri ci siamo indignati (i filoislamici antiamericani magari sì), così come non è che quando morirà Putin io stesso non stapperò una bottiglia (la mia di champagne, non sono comunista). Per quanto mi riguarda se uno odia qualcuno da vivo, non vedo perché non dovrebbe odiarlo da morto.

Io stesso, in trent'anni che faccio lo scrittore, essendomi messo contro tutto l'establishment culturale, ho più nemici che amici: centinaia di autori che ho stroncato, fascisti, comunisti, cattolici, mussulmani, michele murge, e chi più ne ha più ne metta.

Quando morirò, per rispetto, mi piacerebbe che stappassero una bottiglia e facessero una festa per essersi liberati di me (tanto restano le mie opere, quelle non riescono a toglierle di mezzo). Anzi, ordino ora dieci casse di Moët & Chandon e ne mando a tutti una in anticipo. Basta che non diciate che sono andato in cielo. Sarò morto e basta.

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