
A vere mano libera è il sogno di ogni regime totalitario. Sia essa per esplicita concessione oppure perché i fatti lo testimoniano, al regime stesso poco importa. E così, dopo la decisione americana di ridurre le forniture militari all'Ucraina, a Mosca si festeggia. "Meno armi vengono fornite a Kiev più è vicina la fine del conflitto", ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Ovviamente, per Mosca, la fine del conflitto significa una resa totale e incondizionata dell'Ucraina e le scelte di Washington, in qualche modo, rischiano di andare in questa direzione. Concedendo di fatto mano libera a chi oggi fa festa.
"Per quanto comprendiamo, il motivo della decisione degli Stati Uniti di sospendere le consegne di alcune armi a Kiev sono i magazzini vuoti e la carenza di queste armi", aggiunge Peskov, quasi a voler deridere la potenza americana richiamando i tempi della guerra fredda e rilanciando una sorta di distanza che al momento sembrerebbe invece minima. La notizia della riduzione delle forniture militari americane arriva nel momento di massima espansione territoriale russa sul campo. L'esercito di Mosca sta lentamente ma progressivamente guadagnando terreno con operazioni simultanee di attacco aereo, con missili e droni, e avanzata sul campo. Particolarmente delicata la situazione nella città chiave di Sumy, con 50 soldati di Mosca pronti all'assedio per conquistarla.
Ma non è l'unica buona notizia per la Russia. Perché uno tra i pochi alleati internazionali del Cremlino, la Corea del Nord di Kim Yong-un, sarebbe pronta a inviare altri 30mila soldati per rafforzare le forze russe. La notizia arriva da funzionari ucraini che hanno ricevuto notizie di intelligence secondo cui le truppe nordcoreane potrebbero arrivare in Russia nei prossimi mesi, aggiungendosi ai già 11mila soldati inviati a novembre nel Kursk. Soldati che sono stati di fatto utilizzati come carne da cannone. Impreparati, male addestrati e incapaci di comunicare con i comandanti russi, tanto che secondo le stime almeno in 4mila sono stati uccisi.
Ma in un momento così delicato del conflitto, uomini in più sul campo, per quanto non di primo livello, potrebbero comunque fare la differenza, con le forze russe pronte a dare un maggiore sostegno per integrarli tra le fila. Secondo le notizie, le truppe nordcoreane sarebbero già impegnate in combattimenti in diverse zone dell'Ucraina per rafforzare il contingente russo.
Nonostante tutto questo, la narrazione del Cremlino rimane immutata: la Russia vuole dialogare, vuole la pace e la guerra è colpa esclusivamente dell'Occidente. Nel costante ribaltamento della realtà dei fatti portato avanti dal Cremlino, il solito Peskov, all'indomani del colloquio telefonico tra Putin e Macron, spiega che "Putin ha ripetutamente ribadito la sua disponibilità a proseguire il dialogo, anche se il volume dei disaccordi, forse, supera di gran lunga quello delle questioni che offrono la possibilità di sforzi congiunti", ha detto. "Il dialogo è comunque necessario ed è nel nostro interesse", aggiunge Peskov, anche se le posizione russe restano le stesse da sempre. Avere il controllo di tutti i territori parzialmente occupati senza alcuna concessione e fare dell'Ucraina una sorta di stato fantoccio, smilitarizzato e quasi una propagazione della federazione russa.
Condizioni che l'Occidente reputa da sempre inaccettabili, motivo per cui si è schierato, tra alti e bassi, compatto con Kiev. Ma senza armi e sistemi di difesa, ecco che Mosca rischia di avere quella mano libera che sogna da sempre.