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Un dossier dell'Onu lancia l'allarme: dalla Libia partono anche cellule Isis

Il rischio che i terroristi raggiungano le coste mediterranee

E un dossier dell'Onu lancia l'allarme: dalla Libia partono anche cellule Isis


Combattenti che transitano indisturbati nel deserto. Jihadisti che attraversano i Balcani e bussano alle porte d’Europa e nuove leadership della galassia del terrore. Nonostante la guerra in Ucraina abbia assorbito risorse e attenzioni, ci sono altri fronti caldi che vanno tenuti d’occhio. L’allarme è arrivato da un dossier delle Nazioni Unite. In molti si sono concentrati sulla nuova leadership di Al Qaeda passata a Saif Al Adel, ma il documento racconta molto di più, in particolare le minacce che continuano a circondare Europa e Italia. Minacce che si intrecciano con le rotte migratorie che investono il nostro Paese, basti pensare che i tentativi di raggiungere l’Italia non si sono mai arrestati. E infatti Lampedusa è di nuovo in tilt. Ieri l’hotspot dell’isola contava oltre 2.100 migranti. Un’emergenza che l’Europa si ostina a non voler gestire e che viste le rilevazioni dell’Onu rimane inquietante.
L’organizzazione creata da Osama Bin Laden e ciò che resta dell’Isis continuano a operare in Libia e a costituire una minaccia per la sicurezza del fronte meridionale. Nel dossier si legge che Al Qaeda si muove soprattutto a sud. In particolare fa affluire combattenti dal Niger in Libia attraverso i porosi confini africani. Non è chiaro se quei combattenti vengono destinati ad altri scenari di guerra nel Sahel, ma non si può escludere un movimento verso nord. Il rischio è che agenti solitari, o microcellule di terroristi, puntino alle coste mediterranee e soprattutto agli hub da cui partono i barconi carichi di migranti diretti in Italia. Un percorso che in passato aveva già interessato il nostro Paese.

La strategia de “La Base” è quella già sperimentata in altri Stati falliti come lo Yemen: favorire i matrimoni con le tribù locali per mantenere una legittimità sociale e di controllo del territorio. In questo modo può controllare rotte preziose come quelle sui traffici di armi, droghe e soprattutto esseri umani. Anche lo Stato islamico non è da meno. Nonostante sia stato fiaccato dai raid americani, il gruppo è ancora attivo nei settori meridionali. Come Al Qaeda, l’Isis si dimostra resistente e capace di fare leva sulle fragilità della Libia, sfruttare i legami con le comunità locali e spingere sui traffici illegali reclutando nuovi combattenti.

Persino la struttura è cambiata. Il nuovo leader Abdulsalam Darkullah ha creato piccole cellule terroristiche di 30-40 individui composte anche da combattenti stranieri, per lo più provenienti da Ghana, Kenya, Niger, Nigeria e Sudan. Più a Ovest preoccupa anche il proselitismo alle porte della Spagna. Diversi Stati membri hanno segnalato all’Onu come sia ancora alta la pericolosità dei foreign fighters che si stanno reinventando reclutatori per creare cellule autonome in grado di operare in Europa.

Molti di questi risultano abili nei processi di radicalizzazione e avrebbero contatti diretti con i comandi centrali delle organizzazioni. In ottobre la polizia spagnola ha smantellato una di queste cellule nell’enclave di Melilla. 13 persone sono finite in manette tra Melilla, Granada e Marocco per aver indottrinato una cinquantina di ragazzini. Fulcro della cellula un imam di Melilla e due ex combattenti dell’Isis che avevano combattuto in Mali.
A preoccupare è anche la rotta che corre lungo i Balcani. Anche qui i campanelli d’allarme continuano a suonare, come ha dimostrato un doppio arresto ad agosto scorso. Le forze spagnole hanno fermato due operativi di Al Qaeda tra Austria e Spagna. I due si erano uniti all’organizzazione nel 2014 durante un periodo passato a combattere in Siria. Le indagini hanno evidenziato che i terroristi erano riusciti ad attraversare indisturbati Turchia, Bulgaria, Serbia, Ungheria e infine Austria.

Il dato forse ancora più inquietante è che la coppia è arrivata in Europa grazie a un network di trafficanti serbi capace di fornire passaporti per accedere all’area Schengen. La rotta Balcanica rimane quindi uno dei punti sensibili in cui intervenire, in particolare estendendo i sistemi di controllo biometrico per tracciare eventuali terroristi.
L’ultimo campanello di allarme è suonato invece sul fronte della propaganda.

Se quella dell’Isis è in netta ritirata non si può dire lo stesso per Al Qaeda che cerca di “sfondare” tra i giovani europei con un nuovo magazine, “Mujahideen in the West”, con l’obiettivo di creare nuovi lupi solitari che attacchino in autonomia l’Europa.

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