E Montanelli disse: "Una fine dignitosa è una scelta di libertà"

E Montanelli disse: "Una fine dignitosa è una scelta di libertà"

«Sono vicino al grande passo, intendo avvalermi del diritto di scegliere come e quando morire». Era il 12 dicembre del 2000, Indro Montanelli aveva 91 anni e non sapeva che sette mesi dopo se ne sarebbe andato. Era ospite di un convegno organizzato all'università di Milano dal senatore dei Verdi Luigi Manconi sul Diritto a una morte dignitosa. Il fondatore del Giornale disse quello che aveva sempre pensato: «Una morte dignitosa è un diritto di libertà. Io ho detto varie volte che sono assolutamente per il diritto dell'uomo di scegliere il come e il quando della propria morte e non vedo come si possa contestare all'uomo questo diritto. Per quanto mi riguarda personalmente io sono vicino al grande passo e io farò questo. Non voleva essere l'affermazione del diritto al suicidio, perché il suicidio «è una cosa che non ha né diritti né doveri. Di fronte ad esso ci sono soltanto due sentimenti: di pietà, di enorme pietà, per lo stato di disperazione che ha condotto la vittima al suicidio. E di rispetto. Di altrettanto rispetto per il coraggio che ha chi resta vittima di questa cosa». Poi col suo solito linguaggio schietto e polemico sbottò: «E che non mi si portino i soliti argomenti astratti, tipo "la sacralità della vita": nessuno contesta il diritto di ognuno a disporre della propria vita, non vedo perché gli si debba contestare il diritto a scegliere la propria morte».

E poi: «Se sul piano legale affrontiamo la questione come l'hanno affrontata e, beati loro, risolta in Olanda, allora perdiamo sicuramente. Noi, anche noi laici, per lo meno io sono un laico dalla punta dei piedi alla cima dei capelli, siamo cattolici. Ci piaccia o no, il cattolicesimo è nel nostro Dna. Questo è l'enorme ostacolo contro cui batteremo la testa. Sempre». Il timore di Montanelli, che poi si rivelerà fondato, è che del tema «si impadronisca la politica, mentre è una battaglia di civiltà che deve restare assolutamente fuori dalla politica. L'eutanasia è trasversale alle fazioni politiche: in Olanda cattolici diversi da noi hanno in maggioranza votato in favore, mentre una minoranza di protestanti, calvinisti-fondamentalisti, sono stati ostili.

Noi Siamo condannati all'ipocrisia: bisogna insegnare ai medici a dimenticare la pillola sul tavolino da notte del paziente, all'infermiere ad allontanarsi al momento opportuno, e al magistrato a non incriminarli. Questo è il massimo che possiamo ottenere se vogliamo essere realisti».

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