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E ora il governo rivoluziona il fisco

In cdm le modifiche: l'Agenzia delle Entrate dovrà motivare le cartelle. Minori sanzioni

Il viceministro Maurizio Leo
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Il governo procede a passo spedito nel suo disegno di riforma del Fisco. Nel Consiglio dei ministri in programma oggi pomeriggio, infatti, vedranno la luce due decreti: il primo rivede lo Statuto dei diritti del contribuente, il secondo alleggerisce le sanzioni e cerca di rendere meno intasato il calendario delle scadenze, come richiesto a gran voce da commercialisti e imprese. Andando con ordine, le norme dello Statuto diventeranno principi generali dell'orientamento: significa che si dovrà fare riferimento a esse quando c'è un dubbio interpretativo sull'applicazione di una legge. L'Agenzia delle Entrate dovrà quindi sottostare a maggiori obblighi e motivare gli atti che invia al cittadino basandosi su dati certi e non, come avviene oggi, sulla presunzione di un comportamento scorretto.

Quanto alla revisione delle scadenze fiscali, il viceministro dell'Economia Maurizio Leo ha detto di volere «un calendario certo con tempi certi». Non accadrà più, infatti, che ci saranno ingorghi di adempimenti nel periodo estivo (che a oggi prevede oltre un centinaio di scadenze) e in quello natalizio. In questi due periodi calerà una pausa per tutti. Mentre sul capitolo sanzioni, Leo intende renderle più leggere. «Mentre in Unione europea si sostiene che non si può andare al di là di due sanzioni sulla stessa violazione, noi abbiamo 5 tipi di sanzione: penale, amministrativa, accessoria, quelle previste dalla legge 231 (la responsabilità amministrativa/penale a carico delle imprese per gli amministratori, ndr) e la confisca per sproporzione».

L'obiettivo è allineare il nostro Paese al contesto europeo anche quando si parla dell'importo delle sanzioni. Per esempio, «per l'Iva in Italia si va fino al 120-240% mentre in Europa si arriva al massimo al 60%» del dovuto. Sul piatto, infine, anche un taglio al mostruoso magazzino di cartelle esattoriali che ha raggiunto circa 1.153 miliardi di euro. Tributi che non si riescono a riscuotere, perché riconducibili a soggetti che nella maggior parte dei casi sono morti o falliti. Ieri, inoltre, Leo, che ha parlato a un evento organizzato da Fratelli d'Italia, è tornato sull'idea del governo di mettere sul piatto un taglio dell'imposta sui redditi del 50% per cinque anni (più quello del trasferimento), al fine di convincere aziende italiane ed estere che negli anni hanno delocalizzato la produzione a ritornare nel nostro Paese. «Vogliamo riportare in Italia le imprese che se ne sono andate all'estero, è fondamentale», ha spiegato il viceministro dell'Economia. «Le imprese andate in paradisi fiscali e via dicendo le riportiamo in Italia». Il governo, però, punta ad attrarre in Italia anche quelle «multinazionali che vanno a posizionare le società all'estero e che quindi pagano poche tasse». Su tutte le imprese destinatarie delle agevolazioni il governo prevede una sorta di clausola per tutelarsi da eventuali furberie: se l'impresa, italiana o estere, delocalizza la produzione nel periodo interessato dall'agevolazione, non solo dovrà restituire tutte le tasse scontate ma anche aggiungerci gli interessi.

Il menu del Cdm di oggi si conclude con le misure del Dl Energia, che tra le altre cose prevede l'allungamento del mercato tutelato per almeno altri sei mesi.

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