«Non abbiamo paura», «Libertà per Navalny», «Mandate i medici». Seimila persone, secondo fonti di polizia, molte di più verosimilmente. Senza contare le altre migliaia che sono scese nelle strade in più di cento altre grandi città della Russia, soprattutto a San Pietroburgo. La grande folla, composta soprattutto di giovani e giovanissimi, che ieri sera si è radunata nel centro di Mosca per rispondere all'appello dei collaboratori del capo dell'opposizione russa attualmente in carcere in serie condizioni di salute, ha risposto così al totale silenzio sull'argomento ostentato da Vladimir Putin nel suo discorso alla nazione. Il presidente russo continua nella sua linea e pretende di ignorare che una parte importante del popolo russo, soprattutto nelle grandi città e tra le giovani generazioni, esprima il suo malcontento contro il suo potere sempre più autoritario sostenendo l'uomo che attualmente langue nel penitenziario di Pokrov. E meno che meno risponde, in forma diretta, alle proteste e alle preoccupazioni che vengono espresse in merito alle sue condizioni di salute.
Ieri un gruppo di esperti indipendenti che lavorano per le Nazioni Unite nel campo dei diritti umani hanno chiesto che Alexey Navalny sia trasferito all'estero per ricevere adeguate cure mediche: a loro avviso (un avviso che contrasta con quello ufficialmente espresso dai sanitari che lo seguono a Pokrov) l'avversario numero uno di Putin rischia davvero la vita.
Nel centro di Mosca la presenza delle forze antisommossa ieri sera era eccezionale. Polizia dappertutto, con caschi e manganelli. Prima di loro, il lavoro preventivo l'avevano condotto gli uomini incaricati di fare piazza pulita tra i dirigenti del movimento navalniano: circa 400 persone risultano essere state arrestate in tutta la Russia, di solito sotto l'accusa che può portare al carcere oltre che al pagamento di multe molto salate di aver propagandato l'adesione a manifestazioni non autorizzate. Tra gli arrestati figurano personaggi di spicco come la portavoce di Navalny, Kira Yarmish, che è stata accusata di propaganda online dal suo appartamento dove è già agli arresti domiciliari: e questo nonostante, fanno notare gli attivisti, che non disponga di un computer per usare internet. Fermata anche l'attivista della Fondazione Anti-corruzione (in sigla Fbk) diretta da Navalny Ljubov Sobol', mentre ieri sera a Mosca era in piazza l'anziana madre del detenuto politico più famoso del Paese.
La repressione politica prosegue implacabile, passo dopo passo. Il Cremlino progetta di vietare l'esistenza stessa dell'Fbk e di chiudere i suoi uffici regionali definendoli «gruppi estremisti» e come tali fuorilegge. Con queste nuove norme, gli attivisti si troverebbero a rischiare pene detentive fino a dieci anni, mentre chiunque facesse donazioni in denaro all'organizzazione di Navalny ne riceverebbe otto.
Mentre i diritti elementari di riunione e manifestazione politica vengono negati in Russia, l'Europa come purtroppo fa quasi sempre si
limita alle parole. Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha definito «deplorevole» la detenzione preventiva dei sostenitori di Navalny, e ne ha chiesto ritualmente il rilascio, ben sapendo che non sarà ascoltato.
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