E Salvini si ritrova a sorpresa alleato dei super comunisti

E Salvini si ritrova a sorpresa alleato dei super comunisti

L a manovra? È di sinistra, non ha dubbi il governatore pugliese Michele Emiliano che ci va giù entusiasta manco fosse roba sua. «Probabilmente avrei provato a farla anche io così, fossi stato al posto del governo». «Ritorna il primato della politica sull’economia»,esulta Stefano Fassina, ormai sdoganatissimo Fassina-chi? della (fu) era renziana. «E chi oggi, in nome del mantra dei mercati, spera nell’assalto all’Italia e al suo debito per attaccare il governo, commette l’ennesimo errore politico», ragiona persino il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. Fatto sta che in questa manovra, (forse, chissà) smaccatamente di sinistra, ci si ritrova a pennello il capo dei sovranisti e leghisti Matteo Salvini, sostenendo che aiuta i deboli e i ceti medi nella stessa misura. Quadra trovata o equazione impossibile? «È in netta contraddizione con se stesso», commenta uno dei leader storici di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero interpellato dal Giornale. «Soprattutto perché lui è uno di quelli che ha votato almeno una volta la parità del bilancio in Costituzione, oggi oggetto di un altolà di richiamo del presidente Mattarella, e molte di quelle regole liberiste che ora il governo gialloverde dice di voler cambiare, in Italia e in Europa». La realtà di questa manovra, sottolinea Ferrero, sta nella sua «contraddittorietà» che presumibilmente «ci indebolisce anche nel confronto che ci si appresta a sostenere con l’Europa». «Inedita partita che si apre», per usare l’interessata curiosità di Fassina, già sceso in campo per una - a sua volta inedita - versione di «sinistra nazionalista» o sovranista che dir si voglia. La supremazia della politica sull’economia, argomenta, «è una condizione necessaria ma non sufficiente dati i rapporti di forza interni ed esterni, rispetto al ripristino del primato della sovranità costituzionale. Ma la sinistra da che parte sta? Continua ad affidarsi al Generale Spread per miopi illusioni elettorali? Insiste a stare dalla parte degli interessi dei più forti e a fare coppia di fatto con quelli che pensano non ci sia alternativa al dominio neo-liberista?». Forse sarà anche su questo fronte, che le logiche del (fu) giovane comunista padano Salvini s’incrociano e intrecciano con la disorientata armata della sinistra. Nella quale, a un Fratoianni ansioso di sapere come sarà utilizzato il deficit, a un Ferrero che teme tagli che falcidino le spese sociali, s’oppone un Emiliano che invece, proprio come Salvini, spera che si riesca «a tenere insieme la cura delle persone più deboli e, contemporaneamente, ad abbassare la tassazione sulle piccole e medie imprese per rilanciare l’economia». Forti dubbi nutre invece l’ultimo dei comunisti, Marco Rizzo, che va in giro con tabella che dimostra un dato assai interessante: il rapporto deficit/Pil era 2.9% con il governo Monti, 3 con Letta, 2.6, 2.5 e 2.3 con Renzi e Gentiloni. «Morale: un rapporto al 2,4% è in totale continuità con il passato, mentre noi ancora aspettiamo la nazionalizzazione di Autostrade. Manovra del popolo? No, manovra di comunicazione sul popolo».

Ma Rizzo, si sa, è quello che ricorda con orgoglio come il sistema pensionistico più favorevole sia ancora quello vigente in Russia (e che Putin adesso vuole cambiare): pensione a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne). Chi lo instaurò? «Sì, proprio lui: Beppone Stalin».

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