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E spunta uno studio di Ponti favorevole al tunnel

Il dossier in mano alla Commissione Ue: per ogni miliardo di investimenti 15mila posti di lavoro

E spunta uno studio di Ponti favorevole al tunnel

Roma - Clamoroso a Bruxelles! Il professor Marco Ponti, che in Italia ha guidato il gruppo di lavoro che ha elaborato la contestata analisi costi-benefici sulla Tav Torino-Lione, è il presidente della Trt, la società di consulenza che per conto della direzione generale Mobilità e trasporti della Commissione Ue ha magnificato le lodi delle reti trans-europee. In un report di 116 pagine di prossima pubblicazione (realizzato, appunto, con il contributo di Trt), anticipato dal Tg La7, si evidenzia come il corridoio Gibilterra-Budapest del quale la Tav è parte integrante consenta un risparmio dei tempi di percorrenza del 30% per il traffico passeggeri e del 44% per quello merci. Più nel dettaglio la realizzazione della linea Torino-Lione, per ogni miliardo di investimenti crea 15mila posti di lavoro diretti, ossia indotto escluso. Al 2030, invece, la maggiore occupazione complessiva (cioè incluso l'indotto) è di 153mila unità.

Nonostante tutto questo il premier Giuseppe Conte continua a lavorare allo smantellamento dei cantieri. Ieri mattina a Palazzo Chigi si è tenuto un incontro, già in agenda, tra il consigliere diplomatico del presidente del Consiglio, Piero Benassi, e il suo omologo francese per il presidente Emmanuel Macron, Philippe Etienne. L'ambasciatore di Francia a Roma, Christian Masset, ha partecipato alla riunione che ha riguardato, oltre ai vari dossier bilaterali, anche la questione Tav. Il mantra ripetuto in questi giorni da Conte è discutere con la Francia perché la ripartizione dei costi non è equa. In questo modo, il presidente del Consiglio si è intestato la battaglia pentastellata che scarica su Parigi l'onere dello stop alla grande opera. Ma su quale fondamento si basa questa contestazione? In buona sostanza, il fronte No-Tav che si riconosce nel Movimento 5 Stelle eccepisce il mancato finanziamento francese come condizione per annullare la realizzazione dell'intera opera. Questo perché l'accordo Italia-Francia del 2012 prevede che la Torino-Lione sia realizzata previo stanziamento di tutte le risorse finanziarie necessarie al completamento. L'Italia con la legge di Stabilità 2013 del governo Monti ha già messo da parte 2,5 miliardi, mentre l'Unione europea ha accantonato circa 500 milioni che possono già salire a 813 in fase di pubblicazione dei bandi. Mancherebbero, nel dettaglio, i fondi francesi. La vulgata propagandata dai No-Tav sin dal 2014 è fortemente critica nei confronti dei francesi perché Oltralpe non ci sono stanziamenti pluriennali.

Si tratta, però, di un diverso criterio contabile. Ogni anno la legge di Bilancio transalpina (le Budget) finanzia l'Afitf, l'agenzia governativa per le infrastrutture, che a sua volta trasferisce queste risorse alla Telt, la società di gestione della Torino-Lione. La legge per la mobilità voluta dal ministro dei Trasporti, Elisabeth Borne, prevede un regolare finanziamento annuale di Afitf da qui al 2037. I No-Tav si lamentano pure dei maggiori oneri imputati all'Italia per il tunnel.

La Francia, però, sulla tratta di competenza ha maggiori investimenti dovendo realizzare due ulteriori gallerie.

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