I messaggi sono da qualche giorno apparentemente concilianti, ma tra Silvio Berlusconi e il duo Matteo Salvini & Giorgia Meloni il grande freddo resta. Un'incomprensione non solo politica ma anche umana e che difficilmente potrà ricomporsi in tempi brevi. Con il redde rationem sul Campidoglio che è inevitabilmente destinato a giocare un ruolo centrale su un'eventuale soluzione della querelle.
È chiaro, infatti, che se Alfio Marchini o Meloni dovessero arrivare al ballottaggio si verrebbero a disegnare equilibri chiari anche in chiave nazionale, mentre se passassero al secondo turno la grillina Virginia Raggi e il renziano Roberto Giachetti allora la partita rischierebbe di finirebbe ai punti. Su Roma, insomma, si giocano le sorti del centrodestra del futuro. Perché se a prevalere sarà Marchini è molto probabile che Berlusconi investirà in un progetto che guardi al centro, riaprendo i canali pure con l'Ncd di Angelino Alfano (cosa peraltro già accaduta a Milano con l'appoggio a Stefano Parisi). Se dovesse piazzarsi meglio la Meloni, invece, la leader di Fratelli d'Italia potrebbe validamente argomentare che senza l'ala cosiddetta lepenista il centrodestra non va da nessuna parte. E per l'ex premier sarebbe più complicato tenere ai margini l'asse Lega-Fdi.
Che però in cuor suo è quello che davvero farebbe Berlusconi. Di Salvini e della Meloni, infatti, il leader di Forza Italia non sembra fidarsi più troppo, soprattutto dopo che il primo ha deciso di giocare su Roma una partita nazionale che ha il solo obiettivo di ridimensionare l'ex premier. Che in privato non lesina critiche neanche troppo velate verso la coppia nero-verde, mentre in pubblico - vedi il Porta a Porta di mercoledì scorso - cerca di alternare bastone e carota. Prima dice che sì, il leader del centrodestra «sarà espressione del partito che prenderà più voti», allettando dunque Salvini. E poi aggiunge che però gli piacerebbe «una persona che viene dalla trincea del lavoro», con buona pace dello stesso Salvini. E pure con la Meloni il clima resta teso, nonostante qualcuno abbia voluto dare un significato particolare al Berlusconi che, in caso al ballottaggio arrivassero Raggi e Meloni ha detto che voterebbe per la seconda. Una risposta ovvia.
E non certo perché tra i due la rottura si stia ricomponendo, quanto perché - non è affatto un mistero - l'ex premier considera un'eventuale vittoria del M5S «un disastro», tanto dall'essere arrivato a paragonare Beppe Grillo ad Adolf Hitler.
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