
C'è un "taser democratico"? Qualcuno ci crede. Crede, cioè, che esista un'alternativa al dispositivo a impulsi elettrici già pensato come alternativa non letale alle armi da fuoco, ma ora messo in discussione, soprattutto a sinistra, dopo i due casi estivi in cui era apparso come causa del decesso di due persone (in almeno un caso, quello di Olbia, era poi emerso come il decesso non fosse dovuto alla scarica ma a uno "scompenso cardiaco"). Oggi a Pavia sarà presentato il "BolaWrap", definito come "il dispositivo non letale di contenimento a distanza, utilizzato dalle forze dell'ordine per immobilizzare una persona senza causare danni". Il produttore è americano e secondo quanto spiega il Comune "BolaWrap" funziona "lanciando un laccio di Kevlar che si avvolge su gambe o tronco", impedendo i movimenti. Un laccio di due metri e mezzo, ispirato pare alla "bola" dei gauchos argentini, ma con puntatore laser. Il capoluogo lombardo arriva a questo passo dopo aver bruscamente detto addio al taser l'estate scorsa, praticamente come primo della giunta di sinistra. Un atto che ha fatto molto discutere. Ma Pavia non è la prima città a provare questo laccio di Kevlar. Bolzano fu una delle prime nel 2022. Dopo tre anni però, secondo quanto riporta il Tgr Rai Alto Adige, il dispositivo è stato usato molto poco. E secondo il comandante Fabrizio Piras, citato, "è uno strumento molto utile, che ha però dei limiti".
"Per usarlo in maniera efficace", ci sono varie condizioni: si deve "sparare" da una distanza tra i tre e gli 8 metri; il soggetto da immobilizzare deve essere lontano da altri e su un terreno libero da ostacoli. In tre anni, queste condizioni si sono verificate un paio di volte.