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Elly teme Conte e Landini. E si ripresenta alla Camera

Schlein sarà in Aula giovedì al question time con la premier. Intanto si occupa del voto in Argentina, video per Massa

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Il no all'invito ad Atreju? «Non sono nel mood per una festa di partito», dice - con un certo qual birignao, che le attira qualche lazzo e frizzo da destra - Elly Schlein.

Un modo per restituire la frecciatina scoccata da Giorgia Meloni, che da Zagabria la aveva indirettamente accusata di aver rifiutato per paura del confronto, ricordando i bei tempi in cui Fausto Bertinotti «non aveva timore di dialogare» da quel palco. Ma quale paura, replica Schlein: «Siamo aperti al confronto, ma il luogo per farlo è il Parlamento. E lì aspetto la premier, perché ci spieghi che vuol fare su salario minimo, Mes o accordo con l'Albania». Attacca: «Meloni vuol comandare e non governare», e anche per questo «non riesco a immaginare una visione del mondo più distante e opposta fra la mia e la sua, e neanche un percorso politico più diverso».

Poi però la leader Pd tende la mano, prendendo spunto dall'ultimo tragico fatto di cronaca che vede vittima una donna, la giovane Giulia Cecchettin: «Dobbiamo fermare questa spirale di violenza. Negli ultimi giorni, dopo le parole di Paola Cortellesi, mi sono rivolta alla presidente del Consiglio Meloni, e pure oggi dico: almeno sul contrasto a questa mattanza di donne e di ragazze, lasciamo da parte lo scontro politico e proviamo a far fare un passo avanti al Paese». Le rispondono la ministra della Famiglia Eugenia Roccella e quello della Scuola Giuseppe Valditara, apprezzando la «disponibilità al dialogo» e dicendosi «pronti a collaborare».

Ma al di là della questione femminicidi e del rifiuto di partecipare ad Atreju (andarci le avrebbe causato molti guai interni e accuse di «inciucio» da sinistra), è chiaro che Schlein ha tutto l'interesse ad alimentare la dialettica diretta con la premier: è un modo per accreditarsi come la sua vera antagonista e sparring partner, aggirando la concorrenza spietata di Maurizio Landini e quella subdola di Giuseppe Conte. Per questo Schlein (che in passato ha disertato alcuni confronti diretti in Parlamento con Meloni, ad esempio sulla politica estera) stavolta fa sapere che sarà lei a parlare nel question time del 23 novembre. E ieri ha solennemente annunciato che presto metterà sul tavolo la sua «contromanovra», «alternativa» a quella del governo. Le prime anticipazioni (dai pannelli solari sui centri commerciali ai congedi parentali per mamma e papà) non sembrano proprio epocali, ma si vedrà.

Intanto alcuni sondaggi, per la prima volta da mesi, le risollevano un po' il morale: quello da lei commissionato a Winpoll (agenzia di cui Elly si fida assai, perché ha previsto la sua vittoria alle primarie) segnala finalmente un superamento di quella deprimente soglia intorno al 20% - più sotto che sopra - da cui pareva impossibile schiodarsi. E quello Tecnè sulla popolarità dei leader la dà finalmente alla pari con il sempre più inviso (nel Pd) alleato Giuseppe Conte: entrambi ovviamente ben distanziati da Meloni, e pure da Tajani, ma Elly può finalmente puntare al sorpasso. E son soddisfazioni, in vista della scelta cruciale: candidarsi capolista alle europee. Mossa che sia lei che Meloni stanno meditando, anche se entrambe dicono di non aver ancora deciso.

Nell'attesa, Schlein fa campagna elettorale in Argentina e lancia un appello video a votare Massa contro il «loco» di estrema destra Milei.

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