
di Adalberto Signore nostro inviato a Washington
Mentre a Roma arriva J.D. Vance e mette in scena il secondo atto dell'incontro tra Donald Trump e Giorgia Meloni, a Washington la Casa Bianca diffonde una lunga dichiarazione congiunta che fa seguito al bilaterale di giovedì scorso tra il presidente americano e la premier italiana. E che fa il punto su tutti i dossier trattatati.
Sui fronti più spinosi, dazi e Ucraina, il linguaggio della diplomazia impone di entrare il meno possibile nello specifico, così da non sottolineare le distanze e concentrarsi sulle possibili convergenze. E quindi sulla questione delle tariffe doganali ci si limita a dire che Trump «ha accettato l'invito» di Meloni «per una visita ufficiale in Italia nell'immediato futuro». E che in questa occasione «si sta valutando di organizzare un incontro tra Stati Uniti ed Europa». Insomma, non è un via libera formale a un faccia a faccia tra l'ex tycoon e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ma è certamente un grande passo in quella direzione. Non un dettaglio, visti i pessimi rapporti tra i due e il fatto che ancora durante il bilaterale di giovedì - così raccontano diverse fonti - Trump abbia usato toni durissimi contro l'Europa. Più cauto, invece, il passaggio sulla guerra in Ucraina, dove c'è una decisa differenza di approccio che è emersa anche durante il media spray nello Studio Ovale. Sia Roma che Washington, però, «sottolineano che la guerra in Ucraina deve finire» e «sostengono pienamente la leadership di Trump nel mediare un cessate il fuoco e nel garantire una pace giusta e duratura». Un passaggio che riconosce a The Donald il ruolo di negoziatore e in cui non è casuale l'assenza dell'Ue.
Sul tavolo, però, c'erano anche molti dossier sulla cooperazione bilaterale che coinvolgono partecipate come Eni, Enel e Leonardo. A partire dalla collaborazione per rafforzare la sicurezza energetica, «incoraggiando la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico dell'Italia» e «aumentando le esportazioni di gas naturale liquefatto statunitense in Italia». E anche sul nucleare si cercano dei terreni comuni. Le imprese italiane, poi, si impegnano per investimenti negli Stati Uniti dal valore di 10 miliardi. Washington e Roma, inoltre, «lavoreranno insieme per sviluppare il Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa», un progetto che collegherà i partner attraverso porti, ferrovie e cavi sottomarini e che punta a stimolare lo sviluppo economico e l'integrazione dall'India agli Stati Uniti, passando per Medio Oriente e Europa.
Tra i temi affrontati anche la collaborazione nello spazio, dall'esplorazione della superficie lunare con le future missioni Artemis alle due missioni su Marte previste nel 2026 e nel 2028. Sarebbe invece restato fuori dall'agenda Starlink, il sistema satellitare di Elon Musk. Che, come anticipato da Il Giornale, pur non partecipando ai colloqui ufficiali tra le due delegazioni era comunque nella West Wing. Come conferma il video postato ieri da Meloni e in cui la si vede salutare il numero uno di Tesla con due baci sulle guance, alla presenza di Trump e della delegazione italiana. Sul fronte delle Big tech, invece, Washington e Roma sono d'accordo sulla necessità di «un ambiente non discriminatorio in termini di tassazione dei servizi digitali», così da «consentire gli investimenti delle aziende tecnologiche all'avanguardia». Insomma, una mano tesa a Trump e alle multinazionali Usa del settore.
Altro capitolo al centro dei colloqui le spese militari, con l'impegno italiano ad arrivare al 2% del Pil come richiesto a tutti i partner Nato. Con una forte cooperazione in materia di equipaggiamenti e tecnologie per la difesa, inclusa la coproduzione e il cosviluppo, che «rafforzino la capacità industriale della difesa statunitense e italiana e la proteggano dagli avversari stranieri». Tra i quali, se pur non esplicitato, c'è ovviamente la Cina.
L'intesa prevede anche di privilegiare il mercato americano per i futuri investimenti italiani, con Roma che si impegna a «contribuire alla rinascita marittima del settore cantieristico statunitense». D'altra parte, Fincantieri è il più importante gruppo navale d'Europa.
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