Guerra in Ucraina

Energia, grano e tecnologia. L’altra guerra tra i blocchi

Mosca esce dal Consiglio d’Europa e Putin blocca l’export di 200 beni. Biden: "Inflazione colpa sua"

Energia, grano e tecnologia. L’altra guerra tra i blocchi


«Il corso degli eventi è irreversibile», si legge nell'ultima nota del ministero degli Esteri della Federazione. La Russia «non ha intenzione di sopportare le azioni sovversive intraprese dall'Occidente, che spinge per un ordine basato sulla sostituzione del diritto internazionale calpestato dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti». Così il capo-diplomazia Sergei Lavrov annuncia l'addio di Mosca dal Consiglio d'Europa, a suo dire trascinato «nel solco della distruzione» da Usa e Ue. La più antica organizzazione europea aveva soltanto «sospeso» la Russia, dopo l'invasione dell'Ucraina. Ora Lavrov sbatte la porta. E alza una nuova cortina: tra chi è per il rispetto dei diritti umani fondamentali almeno sulla carta e chi, evidentemente, vuol sentirsi libero di arrestare e schedare gli oppositori.


È più di una frattura: come quella rientrata nel 2019, cinque anni dopo l'annessione della Crimea. È un distacco totale. Voluto, motivato: «Lasciamo che si divertano tra loro senza la compagnia della Russia». Siamo al noi e loro, anche in economia, come se l'Europa fosse di nuovo divisa da un muro. È Putin a chiarire il percorso disegnato da Mosca nel nuovo ordine post-invasione. Il presidente stoppa l'export di strumenti tecnologici, di comunicazione e medici, macchine agricole ed elettriche: oltre 200 prodotti e attrezzature realizzate da aziende straniere in Russia, fino a fine anno, salvo per gli Stati dell'Unione economica eurasiatica, e Abkhazia e Ossezia del Sud. Poi, il dardo del pane, minacciando un caro-prezzi alimentari su scala mondiale: «Se ci creano problemi, cresceranno, Russia e Bielorussia sono tra i più grandi produttori di fertilizzanti».
La risposta del Cremlino a «sanzioni illegittime» arriva da Putin nell'atmosfera rarefatta di un consiglio dei ministri in tv. E dopo aver chiesto ai suoi la distribuzione anticipata dei sussidi alle famiglie russe, e promesso lo stop pure alle esportazioni di farina, frumento, segale, orzo e mais verso i Paesi dell'Unione economica eurasiatica fino al 31 agosto, per assicurare cibo a sufficienza ai russi, dando ancor di più l'idea di un'economia di guerra, Putin dice: «Troveremo una soluzione ai problemi con i partner che non riconoscono le sanzioni».


La strozzatura del dialogo aveva portato Joe Biden a spiegare agli States che i prezzi sono saliti in febbraio del 7,9% ai massimi da 40 anni: «Aumento causato da Putin». Strano, ribatte il russo, «noi adempiamo ancora ai nostri obblighi, in particolare alle forniture energetiche, sia in Europa che in altre regioni del mondo». E se l'Amministrazione Biden pensa ora a sanzioni contro Rosatom, la compagnia russa per l'energia atomica tra i maggiori fornitori delle centrali in Europa e nel mondo, il Cremlino annuncia azioni legali per le aziende che lasciano la Federazione.


La fisionomia delle città russe è già cambiata in pochi giorni. All'uscita dei più prestigiosi marchi occidentali ieri ha fatto seguito l'addio della Disney e della banca d'affari Goldman Sachs. Il colosso dei media, che aveva già sospeso l'uscita di nuovi film nel Paese, ha annunciato che fermerà tutte le operazioni con effetto «immediato». Quanto a Goldman Sachs è convinta che l'Iran, aumentando la produzione, potrebbe compensare in toto la mancanza del petrolio russo. L'America discute già sul come riannodare i fili con gli ayatollah e la Cina prende atto delle lancette del tempo cambiate improvvisamente. In nome dell'economia, Xi si adatta. Ieri il Dragone si è rifiutato di fornire alla Russia parti di aerei dopo che il settore aviazione è stato colpito dalle sanzioni occidentali. Pure la Nato sembra riappropriarsi di un ruolo e Recep Tayyip Erdogan ha sfruttato la situazione chiedendo a Biden di sbloccare la spedizione di 40 caccia F-16 che dovrebbero andare in Turchia.

Un test di fedeltà.

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