
"Speravamo di poterla salvare, non ce l'abbiamo fatta per una manciata di attimi".
Ieri mattina all'Ufficio prevenzione generale della questura di Milano l'aria è mesta e tesissima dopo l'ennesimo femminicidio avvenuto la sera prima, mercoledì. Quando in città è stata uccisa una ragazza di appena 29 anni, la bergamasca Pamela Genini, ritratto di vitalità e bellezza, vittima del "solito" compagno possessivo e violento, Gianluca Soncin, un uomo originario di Biella e decisamente più grande di lei (ha 52 anni, ndr). Anche la trama della loro relazione non ha nulla di originale rispetto ai soliti copioni di questi casi: dopo un anno e mezzo di convivenza "malata", la giovane recentemente si era finalmente decisa a lasciarlo; prima di allora però, nonostante l'indole pericolosa dell'uomo e i numerosi episodi di maltrattamento, non aveva mai osato denunciarlo.
Mercoledì sera il grido d'aiuto della donna è arrivato quando oramai era troppo tardi. "Mentre qui in ufficio eseguivamo il fermo per omicidio volontario premeditato, aggravato dagli atti persecutori, l'assassino è rimasto sempre freddo e distaccato - raccontano ancora gli investigatori -. Continuava a ripetere non ricordo, non ricordo. E non ha risposto alle domande della pm Alessia Menegazzo".
Sono le 21,50 quando gli agenti delle "Volanti" arrivano a sirene spiegate in via Iglesias 33, tra viale Monza e via Padova, in zona Gorla, nella zona residenziale a nord est di Milano. A chiamare la polizia, da Sant'Omobono Terme, in provincia di Bergamo, è stato Francesco D., 40enne, ex fidanzato di Pamela e rimasto con lei in ottimi rapporti. Fino a poco prima i due erano al telefono. Pamela gli stava spiegando di avercela fatta finalmente a liberarsi di Soncin, di sentirsi sola ma anche finalmente serena, quando il tono della 29enne è cambiato all'improvviso. "Oddio, è lui, come ha fatto a entrare? È lui! Aiuto! Aiuto!". La telefonata s'interrompe. Francesco cerca di richiamare, ma l'apparecchio di Pamela Genini suona a vuoto. Gli arriva un messaggio su WhatssApp: "Ho paura, ha fatto doppione chiavi mie - scrive la ragazza -. Chiama polizia, è entrato". Francesco digita il 112. Non sa che Gianluca Soncin non solo è riuscito a entrare in casa della sua ex, ma si è portato dietro un grosso coltello da caccia e lo sta agitando davanti alla ragazza mentre la minaccia di morte. Pamela intanto urla, le sue grida disperate dall'abitazione al terzo piano della palazzina allertano i vicini impegnati a guardare la partita Italia-Israele, per la qualificazione dei mondiali di calcio. La ragazza per un po' in casa riesce a sfuggire alla rabbia cieca del 52enne, quando sente il campanello. Alza il ricevitore del citofono, è la polizia, ma Pamela, mentre tiene ancora in mano la cornetta e apre la porta, ha la prontezza di dire al suo aguzzino: "È Glovo". È l'ultimo disperato tentativo di fargli credere che non è qualcuno corso in suo aiuto a citofonare, bensì il fattorino del cibo d'asporto. L'uomo allora la trascina per i capelli sul balcone dell'appartamento e si avventa su di lei.
Rabbioso, riesce a dilaniare il corpo di Pamela Genini con ben 24 coltellate, quando la polizia riesce a entrare in casa rivolge il coltello verso di sé e, colpendosi con la lama alla gola, cerca di togliersi la vita. Non ci riesce. E anche questo finale, purtroppo, non ha proprio nulla di originale.