
Quando ha visto Carlo l'ultima volta?
«Ieri sera. Quando è tornato a casa».
Vi siete parlati?
«Mi ha detto: Comandà, sono all'ultimo giro di boa. Domani sarebbe andato in vacanza e poi il 5 luglio avrebbe compiuto sessant'anni. Ed era la pensione. Quella sua frase mi è rimasta nelle orecchie: l'ultimo giro di boa».
Il Luogotenente Marco Guardo è il Comandante dell'Aliquota Radiomobile di Francavilla Fontana da cui dipendeva il brigadiere Carlo Legrottaglie. Parla con un filo di voce, è scosso, ma è orgoglioso di Carlo e del suo reparto.
Che tipo era Carlo?
«Un'icona per questo reparto. Un colosso. Era il più anziano, lo chiamavamo zio Carlo. Un punto di riferimento per tutti. Con l'esempio, con l'esperienza».
Era un carabiniere bravo?
«Era fantastico. Requisiti morali e professionali altissimi. Se non hai quelli non puoi fare il carabiniere. E soprattutto non puoi fare il carabiniere di prima fila. Attaccamento totale alla divisa e al suo lavoro. Tutti i giorni, a tutte le ore».
Aveva paura?
«Noi non possiamo avere paura: il nostro non è un mestiere, è una missione. Carlo la sentiva tutta la missione. Aveva solo due cose nell'anima: il suo lavoro e la sua famiglia. Che ora è a casa e piange. La moglie, le due gemelle Sono rimaste sole proprio il giorno che pensavano di avere Carlo finalmente tutto per loro».
Voi siete quelli del pronto intervento?
«Sì, e quando arriva una telefonata vai. Accendi il motore e corri con la sirena. Non sai cosa trovi. Forse un anziano in difficoltà, ma forse un rapinatore con una 9 per 21».
Cos'è la 9 per 21?
«Una pistola molto potente. Come le nostre pistole di ordinanza. Se quei balordi giravano con 9 per 21 in tasca erano pronti a usarla. E infatti l'hanno usata».
Qui nel Brindisino la criminalità è forte?
«Direi di sì. È forte e piuttosto violenta».
Mi dica una cosa. Ma non sarebbe stato normale se all'ultimo giorno di lavoro, trovandosi di fronte a due rapinatori armati, Carlo avesse rinunciato all'inseguimento?
«Chi, Carlo? Allora non ha capito niente. Carlo era il dovere, e amava l'arma dei carabinieri. Amava gli stivali, la strada, la radio mobile e la Giulia Alfa Romeo. Lui nasce come autista, era un asso al volante. Però era anche il capopattuglia e si assumeva le responsabilità. Fino a lasciarci la pelle nell'ultimo giorno di lavoro».
E ora?
«Restiamo carabinieri. Restiamo in servizio, Sarà dura senza di lui. Non lo dimenticheremo mai Zio Carlo».