È ormai più che emergenza libertà di stampa in Turchia, dopo che nella notte tra venerdì e sabato la polizia ha assalito con violenza i manifestanti che cercavano di difendere la redazione del giornale di opposizione Zaman, entrato nel mirino del presidente Recep Tayyip Erdogan per articoli critici contro di lui e per il sostegno presunto fornito all'apparato di potere legato al rivale islamico Erdogan, Fethullah Gülen. Ieri mattina i dimostranti sono stati nuovamente caricati e ci sono stati diversi feriti. Il tribunale ha nominato una nuova amministrazione del quotidiano, che come primo atto ha ordinato il licenziamento del direttore inviso al presidente, Abulhamit Bilici. I curatori nominati dalla autorità turche per la gestione dei media del gruppo editoriale di opposizione Feza, di cui fa parte il quotidiano Zaman, hanno anche oscurato il sito web dell'agenzia di informazione Cihan, che fa parte del gruppo. Chi prova ad accedere alle pagine in turco o in inglese dell'agenzia trova solo una schermata bianca con un messaggio di errore.Le pesanti azioni contro la libertà di stampa in Turchia stanno avendo effetti indesiderati anche sugli imbarazzati alleati di Ankara. Il portavoce del Dipartimento di Stato degli Usa, John Kirby, ha definito «preoccupante» il commissariamento del quotidiano Zaman, descritto come «l'ultima di una serie di azioni giudiziarie e legislative preoccupanti prese dalle autorità turche contro i media a contro le altre voci critiche» verso il governo.
I ventotto governi dell'Ue hanno ricordato ad Ankara che le loro aspirazioni di ammissione sono incompatibili con certi comportamenti. E la Russia di Putin, dove l'informazione è certamente più controllata che in Turchia, si toglie la soddisfazione di lanciare un monito all'Occidente: «Richiami la Turchia al rispetto della libertà di stampa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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