Grillino, il «più grillino di tutti» secondo lo stesso Beppe Grillo. E poi draghiano, renziano, filo-leghista e infine consulente meloniano. La corsa a mettere il cappello su un tecnico super partes come l'ex ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha portato la sinistra in un vicolo cieco. La nomina di Cingolani nel ruolo di «advisor» del governo di centrodestra, al fianco del forzista Gilberto Pichetto Fratin, nuovo ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, ha fatto perdere la bussola all'opposizione. Ecco il M5s che mastica amaro e sparla a mezza bocca, il Pd dove ognuno dice tutto e il contrario di tutto, la sinistra radicale alleata dei dem urla al traditore e al «climafreghista», il Terzo polo si accoda e fa i complimenti alla maggioranza. Tutti nel pallone perché il presidente Meloni e il ministro azzurro Pichetto Fratin - d'accordo con Mario Draghi - hanno deciso di avvalersi della collaborazione gratuita di Cingolani per gestire il delicato dossier dell'energia.
Fin dall'inizio, il nome del ricercatore è stato accostato, suo malgrado, a questo o a quel partito. Il fondatore dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova compare per la prima volta nelle cronache politiche perché inserito da Giuseppe Conte nel 2020 nella task force di esperti guidata da Vittorio Colao per risollevare l'Italia dopo il disastro della pandemia. Si dice che lo studioso all'epoca sia stato suggerito a Conte da Grillo in persona, che lo considerava a lui vicino e perfino concittadino acquisito, dati i proficui anni genovesi trascorsi da Cingolani alla guida dell'Iit del capoluogo ligure. Ed è ancora il Garante dei 5S a tentare di accaparrarsi il fisico, quando a febbraio 2021 viene nominato da Draghi a capo del ministero della Transizione Ecologica. Doveva essere il dicastero su misura degli stellati, la zolletta di zucchero per far trangugiare ai militanti l'ingresso nell'esecutivo del banchiere. E se Grillo era l'Elevato, Cingolani era «il supremo», secondo la definizione appioppata dal fondatore del M5s. Solo che l'esperto va dritto per la sua strada, apre al nucleare, contesta gli «ambientalisti radical chic».
Conte si imbarazza allora come adesso che si ritrova il «grillino» consulente della Meloni. L'ex verde Alfonso Pecoraro Scanio, ora vicino a Conte, insinua: «Cingolani da ministro a consigliere della Meloni, Conte ieri parlava di lobby». Nicola Fratoianni, alleato del Pd, bolla l'ex ministro come «climafreghista». Protesta anche il verde Angelo Bonelli. Il senatore dem Enrico Borghi dice che Cingolani ha «spondato le lobby del nucleare, fatto le nomine che pretendeva la destra, traccheggiato sul price cap, assecondato le pulsioni leghiste sull' idroelettrico». Chiara Geloni, pugnace ex portavoce di Bersani, lo definisce «ministro inutile». A sinistra volevano il monopolio sulla Transizione Ecologica e Cingolani, scravattato e con lo zainetto, aveva rappresentato una speranza. E invece oggi accompagnerà Pichetto a Lussemburgo al Consiglio dei ministri dell'Energia Ue.
La deputata Pd Lia Quartapelle prova a metterci una pezza: «Che Meloni chieda aiuto a Cingolani vuole dire una cosa: che quello contro cui lei si è opposta forse non era per nulla il governo dei Peggiori, come invece lo chiamava nella foga dei suoi comizi». Migliori o peggiori, Cingolani non è una figurina.
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