Mes, pressing su Giorgetti

Eurogruppo all'attacco. Il ministro non cede

Mes, pressing su Giorgetti
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L'Eurogruppo ieri ha messo ancora una volta il ministro Giancarlo Giorgetti (in foto) sotto pressione per la mancata ratifica della riforma del Mes, un tema che ormai da anni divide l'Italia e le istituzioni europee. «Posso assicurare che riteniamo importante una finalizzazione della ratifica del trattato rivisto del Mes», ha detto il commissario Ue all'Economia Valdis Dombrovskis, sottolineando come, nonostante si tratti di un accordo intergovernativo e quindi al di fuori delle competenze dirette della Commissione, Bruxelles continui a spingere per una soluzione. Paschal Donohoe, presidente dell'Eurogruppo, ha spiegato senza mezzi termini che «se il Mes non è ratificato da tutti i Parlamenti, la quantità di denaro che mobiliterà in caso di crisi finanziaria sarà più limitata» in quanto, senza ratifica unanime, il Fondo unico di risoluzione per le banche in difficoltà non potrà «essere alimentato dal Mes». Il messaggio è sempre il medesimo: creare nell'Italia un senso di colpa per la mancata attivazione del paracadute comune in caso di crisi.

Sebbene il confronto sia stato civile e non sia stato imposto nessun diktat, Giorgetti non si è mostrato ottimista sulla possibilità di un cambio di rotta, e ha ribadito che «il Parlamento è sovrano e i numeri non ci sono». La Lega e Fratelli d'Italia sono storicamente contrarie al Mes, visto come uno strumento che potrebbe limitare la sovranità economica del Paese, imponendo condizioni troppo rigide in caso di crisi.

Eppure, le istituzioni europee continuano a insistere. Pierre Gramegna, direttore del Mes, ha ricordato che «un'unione bancaria svantaggiata rispetto ad altre giurisdizioni a causa della mancata attivazione del backstop indebolisce l'attrattiva delle banche europee».

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