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Europee, Fratelli d'Italia "vede" il 30%: il sondaggio

Le elezioni europee sono ormai ben inserite nel pensiero degli italiani

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Le elezioni europee sono ormai ben inserite nel pensiero degli italiani. Il tempo stringe: le idee nella maggioranza dei partiti e dei candidati si stanno chiarendo. I 36 giorni che mancano alle votazioni sembrano pochi. Ormai i numeri si sono assestati: Fratelli d'Italia, il maggior partito in gara, conferma la sua leadership e tende ad avvicinarsi al 30% dei voti disponibili. Non so se tale meta possa essere raggiunta, ma psicologicamente è vicina, anche perché l'indicazione della presenza della Presidente Giorgia Meloni in tutti e cinque i collegi della Repubblica è un indizio di forte gradimento potenziale. Io penserei che i 2 milioni di preferenze personali di «Giorgia» siano più un obiettivo superabile che una realtà effettiva, anche per una ragione assai semplice: l'appello al popolo di «Giorgia» è interpretato come «la voce di uno di noi», cioè la voce della gente stessa. Quanto a Lega e Forza Italia, dalla nostra indagine risulterebbero stabili, mentre tra gli oppositori del Governo, il Pd acquisterebbe un po' più di fiducia tra i propri elettori. I cambiamenti dei restanti partiti sembrano essere marginali e quindi non influenzare le rispettive quote di mercato. Sempre piuttosto alta quella del Movimento 5 Stelle; allo stesso livello della scorsa settimana, quella degli Stati Uniti d'Europa e di Libertà. Quanto ad Azione, la lista di Carlo Calenda guadagnerebbe mezzo punto, portandola (probabilmente) al successo in termini di effettivi deputati eletti.

Per ciò che riguarda, in particolare, la candidatura di «Giorgia», noto alcune anomalie molto interessanti in chiave di giudizi sulla protagonista. In primo luogo, che i propensi a votare «Giorgia» sono moltissimi nel Centro-Destra e quindi tendono a stabilizzare la propensione a votare gli altri partiti di destra e che ci sono dei fan di «Giorgia» perfino nel Movimento 5 Stelle e nel Centro-Sinistra. In secondo luogo, che la figura di Giorgia Meloni non è invidiogenica (ossia non genera invidia) e dunque facile, se non necessaria, da votare anche come «simbolo».

Passando all'esame delle varie emergenze, negli ultimi dieci giorni si conferma l'attenzione alla potenzialità della guerra sia per Israele e Palestina, sia per Ucraina e Russia. Come si può vedere l'ansia è piuttosto forte ed è lontana la crisi economica che serpeggia tra le classi inferiori degli italiani, mentre acquistano rilevanza sia occasionali incidenti sia soprattutto la vittoria dello scudetto da parte dell'Inter e le celebrazioni del 25 Aprile come Festa della Liberazione.

E infine i protagonisti: un filo in ribasso per «l'effetto Meloni» il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mentre Antonio Tajani sale lievemente insieme con Elly Schlein che comunque deve guadagnare ancora molto spazio nella fiducia degli italiani.

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