Falcone profanato. Qualcuno fermi i signori del No

Tocca a Maria difendere la memoria del magistrato, ucciso prima dalla sinistra giudiziaria che dalla mafia a Capaci

Falcone profanato. Qualcuno fermi i signori del No
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No ai signori del No. La disperata campagna referendaria della magistratura ideologica contro la riforma della giustizia fa infuriare la sorella di Giovanni Falcone. Tocca a Maria (nella foto) difendere la memoria del magistrato, ucciso prima dalla sinistra giudiziaria che dalla mafia a Capaci, proprio perché era favorevole alla separazione delle carriere: Anm e Csm gli negarono la guida della Procura di Palermo e della Procura nazionale antimafia su pressing delle toghe rosse.

"Trovo di cattivo gusto, profondamente scorretto e irrispettoso che si continui a tirare in ballo mio fratello Giovanni", ricorda la sorella del magistrato, che punta il dito contro chi "mistifica i suoi scritti e il suo lavoro" con interpretazioni lontane dal suo modo di concepire la giustizia o "con interviste mai esistite".

La stilettata è a Nicola Gratteri, pizzicato due volte a citare a sproposito Falcone: la prima con un'intervista mai concessa (imbeccato ahilui da un giornalista in malafede) citata a sproposito su La7 a Piazzapulita sulla riforma Nordio; la seconda con una manipolazione del discorso di Falcone all'Istituto Gonzaga dei Gesuiti di Palermo l'8 maggio '92, due settimane prima di morire, per dimostrare che Falcone "era contrario alla separazione tra giudice e pm" dopo la riforma del 1989, quando in realtà sosteneva che "il pm non può dirsi giudice in senso tecnico, deve avere un tipo di regolamentazione differente".

In questi giorni qualcuno ha pure detto che Falcone era "di sinistra", quando furono i veti Pci ad averlo ostacolato (compresa la nomina al Csm) perché era "amico" di Giulio Andreotti e Claudio Martelli. Fu l'Unità a scrivere che era "troppo legato al Psi" per guidare la Dna, a firmare l'affondo a un pugno di giorni dalla strage del 23 maggio 1992 fu Alessandro Pizzorusso, mentore dell'attuale membro del Csm in quota Pd Roberto Romboli. Ieri il magistrato è stato pure tirato per la giacchetta da morto nell'ennesimo tentativo di rileggere le stragi di mafia con gli occhiali della pista nera e della P2 (bocciate dalle sentenze), dietro l'attentato del 6 gennaio 1980 al presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, proprio adesso che la pista mafiosa riprende piede. Tocca all'ex parlamentare Pd Miguel Gotor azzardare che secondo uno scritto rimasto secretato per anni Falcone aveva intravisto nella pista nera quegli "ibridi connubi" tra mafia, eversione e P2 per destabilizzare l'Italia.

Quando teneva qualcosa in un cassetto - la stessa accusa che gli fece Leoluca Orlando su Andreotti - non era per proteggere i politici ma la politica da suggestioni pericolose perché non

dimostrate. "La cultura del sospetto non è l'anticamera della verità, è l'anticamera del khomeinismo". E di ayatollah antimafia, nella polvere dopo aver collezionato più poltrone che condanne, ne abbiamo visti sin troppi.

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