La famiglia di Riina adesso ci denuncia: "Pretendiamo rispetto"

A Parma per l'autopsia, moglie e figli di Totò contro i cronisti: «Non è giusto questo schifo»

La famiglia di Riina adesso ci denuncia: "Pretendiamo rispetto"

Il capo dei capi, Totò Riina, morto venerdì, farà presto ritorno a Corleone, la città natale. È lì che sarà tumulato. Si attende il nullaosta della procura adesso che è stata effettuata l'autopsia, disposta come da prassi in caso di morte in carcere, come ha spiegato il procuratore Antonio Rustico. «Il decesso è avvenuto in ambiente carcerario ha detto - e quindi richiede completezza di accertamenti. A garanzia di tutti». Il medico legale ha fatto sapere che da un primo esame non ci sono anomalie, anche se il nulla osta alla restituzione della salma non arriverà prima di domani.

L'esame autoptico è iniziato ieri poco prima delle 12 nell'istituto di Medicina legale di Parma. È durato circa 3 ore. Poi la salma è stata trasportata in camera mortuaria per la visita dei familiari e la vestizione. «È giusto lo schifo che state facendo?». La figlia del boss, Maria Concetta, la maggiore di quattro figli, se la prende con i giornalisti che documentavano la giornata di ieri dinanzi all'istituto di Medicina legale. «Vi denuncio, ho figli minori». Non ha, quindi, voluto spiegare a chi lo chiedeva il significato della foto postata sul suo profilo Facebook di un volto di donna che indica col dito il silenzio, da alcuni interpretata come un invito a quel silenzio che il padre ha mantenuto fino alla fine dei suoi giorni, portando con sé nella tomba tanti segreti. Ma sul social Maria Concetta ha sottolineato che «la foto non vuole affatto essere un messaggio mafioso dove si intima il silenzio, bensì la richiesta di rispettare questo mio personale momento di dolore». Il suo legale di fiducia che l'accompagnava ha chiesto aiuto alla polizia contro la stampa. «Non posso parlare, ho dei figli minori, tre bambini piccoli che vedono la foto della madre sui giornali. Ho dei figli da tutelare, per cortesia smettetela» ha ripetuto la Riina chiedendo «rispetto per il dolore di una famiglia». Un dolore acuito dal fatto che, malgrado il permesso straordinario ricevuto dal ministro di Giustizia, nessuno dei familiari è riuscito a vedere Riina prima che spirasse.

Poi è entrata nell'istituto di Medicina legale con l'avvocato, accompagnata da personale delle forze dell'ordine. Poco prima era stata in procura a Parma, dove è stato conferito l'incarico per l'esame medico legale per cui la famiglia ha nominato un proprio consulente tecnico. Questo perché sul decesso è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti, escamotage per consentire gli accertamenti. Di conseguenza sono stati informati del procedimento, quali persone offese, la moglie Ninetta Bagarella e i figli Maria Concetta, Giuseppe, Lucia e Giovanni. Il pm ha nominato consulente tecnico Rosa Gaudio dell'istituto di Medicina legale di Ferrara. L'esito dell'autopsia sarà reso noto fra 60 giorni.

Ieri erano presenti anche la vedova Bagarella e il figlio Salvo. «Fatemi camminare, non vi voglio neanche vedere» - ha detto la Bagarella ai cronisti. E non potevano mancare i curiosi, tra cui dei siciliani. «Per me è morto un uomo ha detto uno di questi -.Era un papà. Un uomo che è stato condannato. Basta. Da siciliano cosa penso di Riina? Tutto quello che si dice sulla stagione della mafia, io non l'ho mai sentito. Ci sono state delle stragi, c'è stata quella di Falcone e poco prima ci sono passato per quella strada, potevo incapparci pure io». Ma la Sicilia non è solo questa. Perché in tanti, pur non gioendo della morte del boss, si uniscono al rinnovato dolore delle vittime degli efferati omicidi per i quali Riina, mai pentito, stava scontando 26 ergastoli.

Una Sicilia in cui convivono contraddizioni stridenti, che ritroviamo nel cimitero comunale di Corleone dove, il capo dei capi si troverà accanto ai boss Michele Navarra, Luciano Liggio e Bernando Provenzano, ma anche al sindacalista della Cgil Placido Rizzotto, ucciso proprio dalla mafia.

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