Fanatico espulso, ira degli islamici: «Ingiustizia, ha diritto di difendersi»

Alberto Giannoni

Milano Dubbi e critiche sull'espulsione di Aftab Farooq, il pakistano di Vaprio d'Adda cacciato dall'Italia per la sospetta affiliazione all'Isis. Alcuni esponenti dei centri islamici milanesi manifestano scetticismo per il provvedimento che il Viminale ha eseguito sul 26enne, che avrebbe preso la via della radicalizzazione, alimentata dai video dell'Isis e sfociata in un giuramento di fedeltà al Califfo e in deliranti discorsi su possibili attacchi, anche all'aeroporto di Orio al Serio. Farooq, in alcuni video, continua a proclamarsi innocente.

Reas Syed, avvocato e responsabile legale del Caim, precisa: «Non conosco Aftab Farooq ma dell'incompetenza di Alfano non ci servono altre prove». «Se questo ragazzo è un pericolo non mi sta bene che il pericolo sia stato semplicemente "spostato" in Pakistan (la sicurezza dei pakistani vale meno?). Oppure non è un pericolo, e allora mi chiedo perché sia stato allontanato dai suoi affetti, senza peraltro mai passare da un giudice o da un procedimento che gli dia la possibilità di dimostrarsi innocente». Garantista anche la consigliera Pd e responsabile cultura Caim Sumaya Abdel Qader, che spera si possa «chiarire presto questa storia». «Se è davvero pericoloso - osserva - ora è nuovamente a piede libero. E poi perché non siamo capaci di fare noi il processo con le nostre leggi sicuramente più giuste che in altri Paesi?».

Critico il consigliere Matteo Forte, vicino a Stefano Parisi: «Fatti e dichiarazioni gravi, che disegnano un brodo di coltura dell'islamismo che dovrebbe essere prosciugato. Non fatto entrare nelle istituzioni». Allarmato Nicolò Mardegan, candidato sindaco a giugno: «Sono sconvolto - dice - e questa gente vorrebbe costruire la moschea a Milano?».

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