Il Fatto in prima: il governo "ruba ai poveri". Ma a pagina nove c'è la "card" governativa

La campagna di Travaglio inciampa nella sua pubblicità. Dai bonus all'Adi, tutti gli aiuti governativi ai meno abbienti

Il Fatto in prima: il governo "ruba ai poveri". Ma a pagina nove c'è la "card" governativa
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L'Unità e il Domani l'hanno subito battezzata la "manovra dei ricchi". Per il Fatto Quotidiano titolo di ieri "Meloni in 4 manovre ruba ai poveri per dare i ricchi". Con due incongruenze, in questo caso: la prima è che la povertà, a dar retta alle dichiarazioni dei leader Cinque Stelle assai apprezzati dal giornale in questione, dovrebbe essere stata abilita ai tempi di Giuseppe Conte. La seconda, è che lo stesso Fatto pubblica otto pagine dopo a tutta pagina l'inserzione de La Carta Dedicata a te, ovvero il contributo per la spesa alimentare attivato dal ministero dell'Agricoltura a fine ottobre e destinato a chi ha un Isee fino a 15mila euro. Quest'anno le famiglie beneficiarie saranno oltre un milione e la Legge di Bilancio ne prevede la prosecuzione anche per gli anni 2026 e 2027.

Tre anni dopo l'insediamento del governo guidato da Giorgia Meloni, la lotta alla povertà in Italia, del resto, è entrata in una fase nuova. Con la fine del Reddito di Cittadinanza, l'esecutivo ha scelto una direzione chiara: non più sussidi a pioggia, ma aiuti mirati e legati all'impegno personale. Il Decreto Lavoro (Dl 48/2023), convertito nella Legge 85/2023, ha gettato le basi del nuovo sistema.

L'Assegno di Inclusione (Adi), operativo dal 1° gennaio 2024, è destinato alle famiglie in maggiore difficoltà - quelle con minori, disabili o anziani a carico - e garantisce un sostegno economico integrato da percorsi personalizzati di inserimento sociale. Per chi è in età lavorativa e in grado di lavorare, dal 1° settembre 2023 è stato introdotto il Supporto per la Formazione e il Lavoro (Sfl), che riconosce 350 euro al mese a chi partecipa a corsi di formazione, tirocini o progetti occupazionali. Non più quindi un reddito senza impegno, ma un patto tra Stato e cittadino: chi riceve, deve anche attivarsi. "Abbiamo scelto di restituire dignità a chi può e vuole lavorare," ha spiegato la premier Meloni in più occasioni. La filosofia alla base della riforma è semplice: nessuno deve essere lasciato solo, ma il sostegno pubblico deve servire a rimettere in moto la persona.

Il governo ha destinato 3,5 miliardi di euro nel triennio 2024-2026 per politiche di inclusione, revisione dell'Isee e sostegno alle famiglie più fragili. Ad agosto è stato presentato il Piano Casa varato con la scorsa legge di bilancio per contrastare il disagio abitativo, rilanciare le politiche edilizie e riorganizzare l'offerta promuovendo anche nuovi modelli di finanziamento dei progetti fondati proprio sull'integrazione tra risorse pubbliche e private. A questo si aggiungono interventi sul cuneo fiscale, che alleggeriscono il peso delle tasse sui redditi medio-bassi.

Certo, restano sfide importanti per abbassare il tasso di povertà assoluta in un contesto economico difficile con il caro-vita che colpisce le fasce deboli. Ma rispetto al passato l'assistenzialismo passivo ha lasciato il posto a un welfare fondato su lavoro, formazione e inclusione.

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