
Quando non si è abituati a festeggiare, di solito, si esulta per poco. Anzi, per niente. Così, a partire da martedì sera, da sinistra si sono sentite sopraggiungere voci rotte dalla gioia e scomposte reazioni di giubilo. Il motivo di tanto repentino quanto immotivato buonumore? Il "respingimento" del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi da parte delle autorità di Tripoli. Nel mondo progressista si fa largo un nuovo mito: il "respingitore" libico, riscattatore improvviso e imprevisto, ma ben accetto, di tante delusioni elettorali.
Un nuovo papa straniero, insomma.
Esponenti dell'opposizione e stampa d'area hanno alternato giochi di parole più o meno riusciti ("Foglio di via", "Clandestino" ecc ecc) a una irresistibile euforia per il presunto "schiaffo" assestato dai libici al governo italiano.
Tutto legittimo e tutto ampiamente previsto, però c'è un però: partiamo dall'inizio di questo indubbio pasticciaccio che non riguarda solo l'Italia e ha matrice incerta. Innanzitutto non è stato respinto solo Piantedosi, ma tutta la delegazione, che comprendeva i suoi omologhi Makis Voridis per la Grecia, Byron Camilleri (laburista...) per Malta e il commissario europeo per gli Affari interni e l'Immigrazione, Magnus Brunner. Quindi, semmai, lo sgarro è per tutti e in particolar modo per l'Unione Europea.
Ma, soprattutto, sfugge il motivo del giubilo per quello che è, a tutti gli effetti, un incidente diplomatico internazionale dalle conseguenze imprevedibili. Cui prodest?
Probabilmente solo ai libici. E allora sorge il dubbio che la sinistra faccia opposizione all'Italia e agli italiani, invece che al governo.
La stessa opposizione che fino a pochi giorni fa accusava la maggioranza di tenere rapporti ambigui coi pericolosi generali libici, adesso critica l'esecutivo perché non è stato ricevuto dalla Libia. Come se in ballo non ci fosse un tema scottante e delicato come i flussi migratori, come se la questione degli sbarchi riguardasse solo il governo e non l'Italia e di conseguenza tutta l'Unione Europea.
È l'eterno ritorno dello spirito anti patriottico, quel gioco al massacro per cui per colpire una parte politica si affossa la reputazione di un intero Paese.
In una folle eterogenesi dei fini, giocando sul filo dell'iperbole, possiamo dire che adesso Haftar e i suoi sgherri sono divenuti l'ariete di una sinistra che raschia il fondo del suo arsenale in cerca di munizioni.
Perché contro il governo
vale tutto, anche diventare anti italiani e tifare per i nostri nemici. La storia recente ne è piena di esempi.A questo punto, in un rigurgito di coerenza, tanto vale che fondino direttamente un nuovo partito: Forza Libia