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La festa della polizia

Oggi a Roma le celebrazioni per il 171esimo anniversario della fondazione. Mattarella concederà la medaglia d'oro al valor civile per le attività svolte dai Reparti Mobili

La festa della polizia

C'è un lato dell'immaginario collettivo che potrebbe anche essere considerato «avventuroso» (in senso strettamente cinematografico) legato al Reparto Mobile della Polizia di Stato e che risale a quando ancora tutti lo chiamavano semplicemente «Celere». Azioni di piazza di roboante repressione, fatte di manganelli, scudi, caschi, atteggiamenti a volte anche molto discutibili nella gestione dell'ordine pubblico, ma sicuramente d'impatto, soprattutto per un certo tipo di registi che hanno raccontato gli Anni della tensione e delle stragi legati a filo doppio alla nostra storia italica. Oggi che, alla Terrazza del Pincio a Roma, durante le celebrazioni per il 171esimo anniversario dalla fondazione della Polizia di Stato, davanti al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e al capo della polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza prefetto Lamberto Giannini, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella concederà la medaglia d'oro al valor civile alla Bandiera della polizia per le attività svolte proprio dai Reparti Mobili, ricordiamo una famosa frase di un altro, compianto capo della polizia, il prefetto Antonio Manganelli: «Il lavoro si impara su strada ma poi si insegna nelle scuole». Fu Manganelli che il 28 ottobre 2008 - anche alla luce dei fatti del G8 di Genova (luglio 2001) e dell'omicidio Raciti (febbraio 2007) - volle istituire il «Centro di formazione dell'ordine pubblico» che si inserisce in un compendio più ampio della cittadella della formazione di Nettuno dove esistono anche l'istituto per ispettori e il centro di specializzazione e di formazione al tiro. Ovvero tutto ciò che concorre, a livello formativo, a creare un contesto prolifico di idee, intuizioni e buone prassi che poi - se si rivelano efficaci e si consolidano perché sortiscono l'effetto di evitare una escalation di violenza e di aggressività su piazza - diventano veri e propri protocolli operativi e vanno condivisi a tutti i livelli, naturalmente anche in piazza. Ed è anche grazie a questa formazione, al ruolo di quel «celerino» ora diventato una figura sensibilmente diversa - più di raccordo e interazione che di repressione, ovvero «l'operatore del reparto mobile» - se in piazza certe scene (cinema a parte) non le vedremo più. Del resto la motivazione del presidente Mattarella al conferimento della medaglia di oggi parlano chiaro: Agli uomini e alle donne dei Reparti Mobili della Polizia di Stato che, con eccezionale professionalità, equilibrio e non comune spirito di servizio, concorrono alla gestione dell'ordine e del soccorso pubblico garantendo il libero esercizio dei diritti e delle libertà, a tutela della sicurezza dei cittadini e delle Istituzioni della Repubblica. Dove «equilibrio» e «spirito di servizio» sono le espressioni chiave, come ha ricordato il prefetto Giannini nell'editoriale di questo mese su «Polizia Moderna»: «Al centro del nostro agire quotidiano c'è, lo ribadisco con forza, il cittadino con i suoi bisogni e aspettative, con le sue difficoltà e con la sua voglia di partecipazione ai destini del nostro Paese. L'essenza della Polizia di Stato è il servizio». E Giannini parla nello specifico di Domenico Zorzino, l'assistente capo coordinatore della Polizia di Stato al quale oggi, davanti al presidente del Senato Ignazio La Russa, gli verrà conferita la medaglia d'oro al valor civile e al merito civile alla memoria e che il 3 marzo, in provincia di Padova, ha perso la vita dopo essersi tuffato in un canale per salvare un 75enne.

Che cosa abbiano quindi in comune, in questo senso, a livello ideale prima che pratico, gli uomini e le donne dei Reparti Mobili della Polizia di Stato con quelli che frequentano i corsi di formazione delle Scuole della stessa Polizia, è presto detto. Citando, sempre a proposito di film, una pellicola di Mario Tullio Giordana, questi uomini e queste donne - giovanissimi che si apprestano ad entrare in polizia e i loro colleghi più maturi - costituiscono «la meglio gioventù» della grande famiglia del Dipartimento di pubblica sicurezza. Indipendentemente dall'età, si mettono in gioco con forza e passione, i primi sul campo direttamente, gli altri imparando o approfondendo la loro missione e il loro ruolo in una società che cambia.

Del resto, come ci hanno tenuto a sottolineare sia il direttore dei Servizi Reparti Speciali che quello del Servizio Scuole e corsi delle Polizia di stato che abbiamo intervistato negli altri due articoli di questa pagina: «L'osmosi tra giovani e persone che hanno più esperienza è la chiave di svolta per trasmettere le competenze e le abilità che si acquisiscono sul campo».

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