Feste, lussi e amici: la vita d'oro del pm "sedotto" da Pavia (e finito al casinò)

Venditti era chiacchierato per i suoi nuovi legami. Lui nega tutto: "Mai presi soldi"

Feste, lussi e amici: la vita d'oro del pm "sedotto" da Pavia (e finito al casinò)
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Il cerchio si chiude intorno a Mario Venditti nel luogo simbolo della sua ascesa: la splendida casa nel centro di Pavia, dove all'alba arriva la Guardia di Finanza, con in mano l'avviso di garanzia per corruzione e il decreto di perquisizione. Eh sì, perchè proprio quella casa, il suo acquisto a un prezzo di assoluta convenienza, erano da anni al centro dei sussurri che la vecchia, colta città riservava al suo procuratore della Repubblica e al variopinto giro dei suoi amici: politici, carabinieri, affaristi, imprenditori, un grumo di rapporti che pian piano si era espanso sotto il regno di Venditti. E di cui, ora che è esploso, l'aspetto più straordinario è il senso di impunità che lo accompagnava, come se l'ostentazione delle tavolate, delle feste, degli scambi di favori, fosse magari sgradevole ma lecita. Tacevano i vertici dell'Arma. taceva la prefettura, cui pure dal 2021 un anonimo millimetrico aveva raccontato l'allegra gestione pavese di giustizia e affari.

Lui, Venditti, irpino di nascita ma cresciuto in riva al Ticino, di questo andazzo non era il perno. Il vero dominus era il politico cui più lui stesso era avvinto, l'ex eurodeputato leghista Angelo Ciocca, ras incontrastato fino allo scontro fratricida col suo stesso partito. Accanto a Ciocca, il parterre dei costruttori locali, gli Sclavi, i Righini: ed è Sclavi, che lo conosce da quando era pretore a Stradella, a presentare Venditti a Ciocca. Ma poi a Pavia ci sono anche i nuovi arrivati, come quelli di Eliopolis, gente arrivata da fuori ma che si impadronisce di uno dei palazzi simbolo della città, il Palazzo Santa Margherita, davanti all'Almo Collegio Borromeo. In Trentino il gruppo Eliopolis viene indagato per una sfilza di reati. A Pavia sono loro a vendere casa al procuratore Venditti.

Eppure chi ricorda Venditti a Milano, pubblico ministero antimafia negli anni della lotta ai clan della 'ndrangheta ha in mente un pm tosto, determinato. Ma quando arriva a Pavia si ritrova in un ambiente familiare, accogliente. E ci si accoccola. Diventa presenza fissa delle feste di Ciocca, le foto lo ritraggono vestito da antico romano ai party dell'amico deputato. A Pavia ritrova anche dei suoi vecchi amici; sono i fratelli D'Arena, figli di un leggendario maresciallo dell'Arma, titolari di una ditta di intercettazioni, che da lui prendeva appalti già ai tempi dell'antimafia milanese, e che a Pavia grazie a lui conquistano il monopolio del settore. Dei pranzi spettacolari nei ristoranti dei D'Arena o sul Naviglio, Venditti era ospite fisse insieme al colonnello Maurizio Pappalardo e a un altro Cc assai discusso, il maresciallo Antonio Scoppetta, uomo di fiducia del procuratore. Nessuno ha mai saputo chi pagasse il conto.

Adesso Scoppetta è in carcere, Pappalardo sotto processo. I verbali dei carabinieri interrogati da Civardi pullulano dei loro nomi e di quello di Venditti, che di Pappalardo appare come il referente o il nume tutelare, e del maresciallo Sapone, ora accusato di avere istruito Andrea Sempio a schivare le indagini. Ogni tanto i pm vanno a trovare Scoppetta in carcere chiedendogli se ha voglia di raccontare davvero cosa succedeva a Pavia ai tempi di Venditti, dentro e fuori la Procura. Finora ha declinato l'invito. Ora che il bubbone è esploso ci ripenserà? Poi, certo, c'è la strana cosa di Venditti che va in pensione e diventa presidente del casinò di Campione. Ma, eleganza a parte, a questo punto è forse la cosa meno grave.

"Quello che è successo oggi (ieri, ndr) mi offende come uomo e come magistrato che per 45 anni ha servito lo Stato, non mi meritavo tutto quello che sta succedendo" ha dichiarato in serata a Quarto Grado, convinto che "dalle indagini verrà fuori la verità che mi scagionerà sicuramente perché io non ho mai preso soldi da nessuno o benefit per mercificare la mia

funzione, ma nessuno mi potrà mai restituire l'onore che mi è stato leso oggi con questa attività". Archivierebbe ancora Sempio? È convinto dell'estraneità dell'indagato? Due domande, identica risposta: "Assolutamente sì".

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