Fiamme e scritte, raid nelle ville dell'oligarca a Como

Tentato incendio in una, imbrattamenti ("killer" e "no war") nell'altra. Erano sotto sequestro

Fiamme e scritte, raid nelle ville dell'oligarca a Como

«Killer», «no war», le scritte con la vernice rossa lasciate intorno a quel cancello a Pianello sul Lario tolgono ogni dubbio: è stata un vandalismo «dimostrativo» quella che nella scorsa notte ha colpito due delle tre proprietà sul lago di Como di Vladimir Solovyev, popolarissimo anchorman della tv russa, senza provocare feriti o danni gravi.

Nella prima abitazione, a Menaggio, qualcuno ha tentato di appiccare il fuoco con dei copertoni, intorno alle 6.30. Il fumo è stato notato e segnalato da un vicino, che avvisato i vigili del fuoco. La seconda villa è stata imbrattata in più punti, oltre al cancello anche i muri e la piscina, con l'acqua che è diventata completamente rossa. Le scritte chiariscono che - presumibilmente in entrambi i casi, anche il raid incendiario - si è trattato di un vandalismo a scopo dimostrativo collegato alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina.

Le tre ville erano già sottoposte a provvedimenti di sequestro per effetto delle sanzioni scattate subito dopo l'invasione ordinata da Vladimir Putin alla fine di febbraio. In questo momento le case non erano abitate e una era sottoposta a lavori di ristrutturazione: «Le pareti non sono nemmeno intonacate, non ci sono impianti, né mobili. All'interno poi è tutto cemento. Quindi una volta spenti gli pneumatici, l'incendio si è esaurito, perché non c'era nulla che potesse bruciare». Questo ha raccontato il sindaco Michele Spaggiari, convinto che si sia trattato di un atto di protesta di qualcuno venuto da fuori Menaggio per protestare contro un personaggio che è molto noto in patria, ma molto riservato nelle sue vacanze italiane. «Non è mai venuto a presentarsi ufficialmente - ha aggiunto il sindaco - ma non bisogna pensare ad una star di Hollywood, a grandi macchine o cose del genere». «No, è sempre stato un turista normale, una persona discreta - ha concluso descrivendolo - che frequentava i nostri negozi e i nostri ristoranti, spesso con i figli. Sì, qualcuno diceva che lavorava alla tv russa, ma non si sapeva altro».

Nato a Mosca nel 1963, conduttore di programmi radiofonici e televisivi, Solovyev è in realtà un giornalista molto conosciuto e influente. Lo scorso anno è stato definito il più popolare di Russia, e la sua voce è considerata saldamente legata al Cremlino, tanto che dal 20 marzo la sua striscia quotidiana sul canale tv Russia-1 è stata anticipata di due ore: adesso va in onda alla 20.30, subito dopo il telegiornale. Ha frequentato le scuole dell'élite sovietica fino al dottorato in economia, ha iniziato come imprenditore e poi - venduta la sua azienda - ha investito in azioni Gazprom, debuttando in quegli anni alla radio e poi in tv. La sua vicinanza a Putin lo ha portato ad essere inserito nel consiglio per la tv pubblica nel 2012.

È l'unico cui Putin ha concesso un'intervista dopo l'inizio dell'intervento militare russo in Siria nel 2015. E a lui è stato affidato il programma settimanale «Mosca. Cremlino. Putin», che appoggia il presidente e lo ha sostenuto anche nell'attacco all'Ucraina.

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