
Donald Trump è pronto per il tour "della vittoria" in Israele ed Egitto, e si mostra ottimista che la tregua a Gaza reggerà. Il presidente americano ha messo a segno un enorme successo diplomatico contribuendo a mediare il cessate il fuoco, ma il percorso verso la pace duratura che dice di volere per il Medio Oriente è irto di ostacoli. Il tycoon, tuttavia, è fiducioso: "Sono tutti stanchi di combattere, penso che reggerà - afferma -. Non dimentichiamoci del 7 ottobre, è stato un giorno orribile con 1.200 morti. Hamas ha perso 58.000 persone, una grande punizione. È un grande accordo per Israele e per tutti". Secondo il ministero degli Esteri del Cairo, domani Trump co-presiederà la cerimonia a Sharm El-Sheikh per la firma dell'accordo di pace con il collega egiziano Abdel Fattah al Sisi. Ci saranno "molti leader da tutto il mondo" (tra cui la premier Giorgia Meloni) spiega il comandante in capo, che nello stesso giorno sarà nello Stato ebraico per una visita lampo di quattro ore (scrive il Times of Israel). Il premier Benjamin Netanyahu lo ha invitato a parlare alla Knesset, appuntamento in agenda per le 11 locali, e a margine vedrà anche le famiglie degli ostaggi. L'inquilino della Casa Bianca conferma che gli ostaggi a Gaza saranno rilasciati domani: Hamas sta attualmente radunando le persone da liberare, che "si trovano in luoghi piuttosto difficili", dice. Secondo una fonte della Cnn, la tempistica non è ancora definita e potrebbe cambiare, ma a ora il rilascio degli ostaggi - dei 48 rimasti, 20 si ritiene che siano ancora vivi - potrebbe avvenire nella notte, probabilmente da diverse località. Quanto al piano di pace, dopo l'approvazione della prima fase, Trump afferma che "in linea di massima c'è consenso" fra le parti su come funzioneranno quelle successive, pur ammettendo che "alcuni dettagli devono ancora essere definiti". Molti analisti concordano sul fatto che The Donald abbia abilmente usato un mix di carota e bastone, sia in pubblico che in privato, e in particolare con Netanyahu, per raggiungere l'accordo, oltre a sfruttare i suoi forti legami con i leader arabi e musulmani, tra cui il turco Recep Tayyip Erdogan. Il presidente Usa ha chiaramente svolto un ruolo "decisivo" per David Miller, che ha lavorato per diverse amministrazioni di entrambi i partiti e oggi fa parte del Carnegie Endowment for International Peace. Mentre la prima fase dell'intesa sembra procedere secondo i piani, tuttavia, molto resta da definire sul resto, incluso come - e se - Hamas accetterà di disarmarsi. Trump da parte sua ha insistito giovedì sul fatto che "ci sarà il disarmo" di Hamas e il "ritiro" delle forze israeliane, mentre il giorno successivo ha precisato: "Penso che ci sia consenso sulla maggior parte dell'accordo, e alcuni dettagli, come qualsiasi altra cosa, saranno definiti". Intanto, l'inviato speciale Usa Steve Witkoff e il capo del Comando Centrale delle forze armate statunitensi (Centcom), l'ammiraglio Brad Cooper, ieri hanno visitato una base dell'esercito israeliano nella Striscia, accompagnati dal capo di stato maggiore dell'Idf, Eyal Zamir.
Cooper fa sapere su X che l'obiettivo era discutere la creazione di un "centro di coordinamento civile-militare" guidato dal Centcom, che "sosterrà la stabilizzazione del conflitto". Confermato che non ci saranno forze americane nelle operazioni di peacekeeping