Figuraccia di Renzi sul 2 giugno "Girone con noi". E fa dietrofront

Il contrordine del premier dopo l'annuncio della presenza alla parata via Twitter: «Non lo usiamo come bandierina politica. Viviamo questo momento con sobrietà»

Figuraccia di Renzi sul 2 giugno "Girone con noi". E fa dietrofront

Gioia e basso profilo. Salvatore Girone è tornato a casa dall'India dopo 4 anni, ma non parteciperà alla parata del 2 giugno, conferma il premier Matteo Renzi in tv. Perché il governo, spiega, non vuole esibire questo successo «come bandierina politica».

C'è una grande cautela attorno al rientro del marò accusato con l'altro fuciliere, Massimiliano Latorre di aver ucciso dei pescatori nel Kerala in un'operazione antipirateria. E non solo per motivi di rapporti internazionali. Da un lato, Renzi non vuole gonfiare troppo il coronamento di una battaglia sulla quale si è impegnato soprattutto il centrodestra, dall'altro cerca di non inimicarsi quelle frange della sinistra che non vogliono sentir parlare dei due militari come di eroi, nel momento in cui ha bisogno, soprattutto per il referendum, di tutto l'appoggio anche dalla fronda dem.

Così, il premier smentisce il suo stesso tweet in cui annunciava il rientro per il 2 giugno e coglie l'occasione innanzitutto per criticare i predecessori. «Abbiamo riportato a casa Girone con il buon senso, quello che è mancato ad alcuni nostri governi che ci hanno preceduto nei mesi e negli anni scorsi». Poi, ricorda tra le righe che gli interessati sono ancora sotto giudizio: «Buon senso significa consentirgli in questo momento di stare con la sua famiglia, consentire di vivere con gioia la festa delle Forze Armate, perché saremo tutti felici del fatto che non ci sono due marò in territorio straniero, ma contemporaneamente anche evitare di vivere questa fase senza sobrietà e senza stile».

Il premier spiega che, anche se sarebbe stato «felice di poterlo abbracciare», non è andato all'aeroporto a prendere Girone perché «in passato troppo spesso si è strumentalizzata la vicenda dei marò». La «gioia profonda» di avere riportato a casa tutti e due i militari non vuole sfruttarla, dice, per ottenere consenso politico. «Buon senso e determinazione, così va avanti l'Italia», conclude.

In attesa della decisione del tribunale internazionale de L'Aja sulla competenza a giudicare sul caso, tutto insomma raccomanda di mantenere una linea di sobrietà. «Muoversi in modo serio senza trionfalismi e specialmente senza esibizionismi perchè con gli indiani dobbiamo fare ancora conti per la risoluzione finale della vicenda», consiglia Fabrizio Cicchitto, di Area popolare. Concorda l'ex-montiano Lorenzo Dellai: «È giusto ammirare i due nostri militari per il contegno di grande dignità mantenuto in tutta questa delicata vicenda, ma non è opportuno né prudente trasformarli in eroi da esibire nelle sfilate patriottiche». Se si aggiunge che l'ultimo appello a portare Girone alla parata del 2 giugno viene dalla leader di Fdi e candidata sindaco di Roma Giorgia Meloni, è chiaro che Renzi voglia evitare di dare troppa soddisfazione a chi in questi 4 anni ha dal centrodestra fatto pressioni perché si arrivasse al rientro in Italia dei marò. Rimane aperta, invece, l'ipotesi di un incontro di Girone con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che potrebbe avvenire il 9 giugno per la Festa della Marina.

Ci sono poi le motivazioni private, perché la sobrietà consigliata per motivi di politica estera e interna, consentirà a Girone di godersi lontano dai riflettori il rientro in famiglia. Gustandosi magari il gelato al gusto «marò», un variegato tricolore di pasta di mandorle, amarena e pistacchio, creato per l'occasione dal gelataio vicino alla sua casa di Bari.

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