Finanziaria, c'è il bonus bebè Anche la Francia ci bacchetta

Il ministro Fontana ripropone gli sgravi per le famiglie Da Parigi un altro richiamo: «L'Italia indebolisce l'Ue»

Torna il bonus-bebè con uno stanziamento di 444 milioni euro. È quanto prevede un emendamento alla manovra del ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana, Il sussidio avrà anche una nuova formulazione: per ogni figlio successivo al primo è previsto un incremento del 20% sugli importi erogati. Nel dettaglio le nuove misure prevedono due fasce di reddito (fino a 7mila e da 7 a 25mila euro) per gli assegni alle famiglie. In arrivo 40 milioni di euro per il congedo di 4 giorni per i padri anche per il 2019. È stato infine istituito un Fondo di sostegno per le crisi familiari con una dotazione di 10 milioni di euro annui dal 2019 al 2021 in modo tale da agevolare i genitori separati o divorziati in stato di bisogno il cui Isee sia pari o inferiore a 15mila euro annui nonché per il mantenimento dei figli minori (o maggiorenni gravemente disabili) in caso di inadempienza dell'altro coniuge sull'assegno di mantenimento. Il «pacchetto famiglia» di Fontana pone, poi, un'alternativa tra «tre mesi di maternità facoltativa retribuita al 60% oppure di sei mesi di maternità retribuita al 30%». Estesa a 16 anni (dagli attuali 12) l'età dei figli entro la quale usufruire dei congedi parentali.

La legge di Bilancio diventa così una camera di compensazione delle varie istanze politiche dei ministeri. È sempre stato così e il quadro non muta nemmeno con il sedicente «governo del cambiamento». Una testimonianza è fornita da tre differenti emendamenti provenienti dal governo e dalla maggioranza. C'è l'Iva agevolata al 5% per i materiali da riciclo e compostaggio (M5S) e per il pane contenente spezie, cereali, semi e zuccheri (M5S + Lega) o la proroga del superammortamento per i beni strumentali sotto i 516 euro (Lega). E poi 2,2 milioni in tre anni per diffondere la musica Jazz (M5S). Nella miriade di 3.500 emendamenti c'è anche questo e più che al solito «assalto alla diligenza» è lecito pensare a un clima da saldi di fine stagione.

Tanto più che la Commissione Ue, su pressione dei Paesi del Nord, non è incline a fare sconti. Ieri il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, si è detto «rammaricato» perché il governo italiano «ha respinto la mano tesa» da Bruxelles e ha invitato l'Italia a «una prova di responsabilità» sulla materia. «Queste sono le nostre regole di tutti, che ci proteggono, che rafforzano la nostra Eurozona e tutti noi le abbiamo liberamente scelte», ha sottolineato aggiungendo che «quando le rispettiamo tutti, ci rafforziamo tutti, con la Cina, con gli Stati Uniti; quando ognuno fa quello che vuole, tutti ci indeboliamo». La replica del collega italiano Giovanni Tria è stata gentile ma ferma. «L'Europa - ha detto - non ci sembra consapevole della situazione e appare incapace di fare una politica di contrasto al rallentamento europeo» un problema europeo da affrontare assieme con una politica europea e non separato e conflittuale». E se anche il «mediatore» Giuseppe Conte ha annunciato che «all'orizzonte non è prevista nessuna correzione», è chiaro che l'interlocuzione con Juncker sarà solo di facciata.

Il binomio reddito di cittadinanza-quota 100 è ormai un totem. Lo si comprende bene dal fatto che M5S e Lega abbiano ritirato un emendamento promosso dall'Ordine dei commercialisti che allargava il regime dei minimi (flat tax al 15%) ai professionisti con partecipazioni in società di capitali e introduceva una deduzione per il costo del lavoro di eventuali dipendenti.

La prima proposta cerca di bloccare un aumento di tasse (i minimi oggi sono applicati anche a chi ha quote di spa e srl). Idem la seconda. Le risorse, però, non ci sono. Ma Lega e M5S continueranno a parlare di tasse che diminuiscono.

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