
Un bilancio pubblico migliore del previsto nel 2024, un'economia che ha saputo restare resiliente nonostante lo shock dei dazi e uno scenario che, pur confermando la solidità del mercato del lavoro e il ruolo degli investimenti del Pnrr, non nasconde le criticità di fondo. È questa la fotografia che il Fondo Monetario Internazionale restituisce dell'Italia nella sua consueta consultazione bilaterale "Article IV", condotta nei primi mesi del 2025 e pubblicata ieri, testimoniando il buon lavoro svolto dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.
"La performance dei conti pubblici è stata superiore alle aspettative, con un ritorno a un avanzo primario e un rapporto deficit/Pil più che dimezzato rispetto all'anno precedente", sottolineano Riccardo Ercoli, direttore per l'Italia dell'Fmi, e Annalisa Korinthios. Nonostante queste note positive, il Fondo invita a non abbassare la guardia. Il debito resta alto, anche se "su una traiettoria meno elevata rispetto alle previsioni precedenti". La raccomandazione resta chiara: "raggiungere un surplus primario del 3% entro il 2027", più del doppio rispetto all'attuale Psb italiano, per "ridurre in modo decisivo il debito e contenere le vulnerabilità". Secondo le analisi del Fmi, infatti, nel medio-lungo termine "i rischi di stress sul debito restano alti, con elevata probabilità che non si stabilizzi".
Nel dettaglio, l'Fmi prevede che il debito pubblico italiano continuerà a salire, fino a raggiungere il 138,5% del Pil nel 2027, in contrasto con le previsioni del governo che spera in un'inversione di tendenza. "Un risultato di bilancio migliore del previsto nel 2024 ha permesso il ritorno a un avanzo primario", ribadiscono gli esperti del Fondo, che promuovono anche il piano fiscale a medio termine, considerato in equilibrio fra "sostenibilità del debito ed esigenze di investimento".
Fra i punti di forza messi in evidenza dal Fondo, spicca il saldo delle partite correnti tornato positivo nel 2024 nonostante lo shock energetico, e il miglioramento della posizione netta sull'estero salita al 15,3% del Pil. Quest'ultimo dato ha contribuito, insieme alla ritrovata stabilità dei conti, al miglioramento del rating sovrano italiano.
Quanto alla crescita economica, il Fmi definisce quella italiana "moderata". Il Pil è cresciuto dello 0,7% nel 2024 e si prevede un incremento più contenuto, pari allo 0,5% nel 2025, per poi risalire allo 0,8% nel 2026 e rallentare nuovamente allo 0,6% nel 2027, quando verranno meno gli effetti propulsivi dei fondi europei del Pnrr.
Il giudizio complessivo è comunque di relativa tenuta. L'economia italiana, osserva il Fondo, è "rimasta resiliente" in un contesto complesso, grazie anche al "solido mercato del lavoro" e agli investimenti pubblici e privati stimolati dal Pnrr, che ha visto un'"accelerazione dopo i ritardi iniziali, anche se con una spesa significativa ancora da portare a termine".
Washington, tuttavia, avverte che i rischi per lo scenario macroeconomico "sono al ribasso" in quanto "un inasprimento dei dazi potrebbe ridurre la crescita indebolendo la domanda esterna e gli investimenti privati".
L'Fmi evidenzia anche che l'Italia resta tra i fanalini di coda in Europa per crescita potenziale e individua le cause in un "contributo debole della produttività totale dei fattori e del capitale". Senza interventi correttivi, complice anche l'invecchiamento della popolazione, la crescita potenziale dell'Italia potrebbe scendere "su un livello compreso fra zero e lo 0,4% fra 15 anni".
Quanto al rischio legato al debito sovrano, l'Fmi ritiene che sia "moderato" grazie al "paracadute della Bce, all'elevata durata media dei Btp, all'appetito delle famiglie per i bond governativi e a un legame attenuato fra banche e debito sovrano".