Elezioni Regionali 2018

Fontana show, Gori doppiato. Tutto il Nord al centrodestra

Il neo presidente leghista: "Continuità con Maroni". Lo sfidante: "Il vento populista ha spazzato via tutto"

Fontana show, Gori doppiato. Tutto il Nord al centrodestra

È rimasto in attesa di una telefonata del candidato del centrosinistra, Giorgio Gori, che alla fine è arrivata. E Attilio Fontana, nuovo presidente della Regione Lombardia, si è concesso ai giornalisti nella sala stampa della Lega in via Bellerio. «Penso si sia trattato di una buona vittoria. Riprenderemo il cammino in continuità con il buon governo di questi ventitré anni di centrodestra. Abbiamo voglia di partire subito» le sue prime parole, che sfoggiano una consistente dose di fair play, caratteristica che ha accompagnato Fontana nella sua storia di vita e di Lega.

Basta un occhio ai risultati per rendersi conto che in Lombardia per il centrodestra è qualcosa di più di «una buona vittoria», perché il candidato Fontana è arrivato molto ben al di là del 40 per cento necessario a far scattare il premio di maggioranza con i suoi 48 seggi, cioè il 60 per cento degli scranni del consiglio regionale. Ha nettamente staccato Gori, già direttore di Canale 5 e Italia 1, produttore tv e dal 2014 sindaco pd di Bergamo. Un'affinità con l'elettorato moderato di area azzurra che però non ha pagato, nonostante una campagna elettorale trascorsa anche a cercare di ingraziarsi i berluscones e gli elettori legati al ricordo dell'ex presidente della Regione, Roberto Formigoni (alla fine rimasto fuori dal Parlamento).

«Imparare dalla sconfitta, il vento populista ha spazzato via tutto» ha detto Gori. Centrosinistra travolto dalla «forza sicura del centrodestra», secondo l'interpretazione di Forza Italia, dal momento che Silvio Berlusconi ha spinto e persino accompagnato Fontana a conoscere i militanti di Forza Italia durante una manifestazione in un Teatro Manzoni stracolmo. Ma a dare una spinta forte è stato il risultato della Lega, che in Lombardia ha sfondato quota 30%. Il nuovo presidente della Regione Lombardia ha promesso «continuità» con la giunta di Roberto Maroni e ha riconosciuto che il «traino dalle politiche» è stato determinante: l'election day ha nettamente favorito il centrodestra. Poi ha sottolineato anche le scelte proprie: «Mi arrogo il piccolo merito di essere stato tra la gente in questi due mesi. Se il fisico me lo consente, continuerò a stare tra i cittadini, ma dovrò stare anche in ufficio».

Classe 1952, debutto in politica da liberale entusiasta di Giovanni Malagodi («ma non ho mai avuto la tessera»), Fontana è approdato nella Lega assicurando l'assistenza legale al primo giornalino di Umberto Bossi, quando il segretario del futuro Carroccio era ancora sconosciuto. Negli anni da sindaco di Varese, da presidente del consiglio regionale e dell'Anci lombarda, l'associazione che raccoglie i Comuni, l'avvocato Fontana ha conquistato la stima di alleati e avversari. All'inizio della campagna, una frase choc aveva disorientato: «La razza bianca va difesa dagli immigrati».

Nonostante in casa leghista non manchino certo i toni alti, non è mai stata questa la caratteristica dell'avvocato di Varese. Fontana si era poi scusato per la razza: «È l'unica cosa che non rifarei nella vita». Ha poi mostrato rispetto per la crisi, passando da sindaco in auto di lusso al nuovo capitolo da candidato in 500.

Ieri sera, quando la vittoria era ormai sicura e dalle proporzioni abbondanti, è tornato a mostrare il volto affabile da leghista poco di lotta e molto di amministrazione, assicurando che collaborerà con il sindaco di Milano, Beppe Sala. Non solo per i buoni rapporti personali: «Ho sempre pensato che le istituzioni non hanno né colore né persona». Desiderio evidente di sfoggiare solo la faccia tranquilla della Lega non ancora accolto da tutti. «Collaborerò con Fontana ma devono cambiare i toni» la replica del sindaco.

In via Bellerio, nonostante il successo, il clima è ancora di incertezza sospesa nell'attesa. A rilassare gli animi il successo dall'esito certo in Lombardia, che non sfigura neppure con i risultati di Formigoni e del predecessore e amico Roberto Maroni. «Dicevano di me: è bravo ma non lo conosce nessuno».

Ora, come ha scherzosamente promesso in caso di vittoria, gli toccherà farsi ricrescere la barba.

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